Aquaplaning significato: cos’è, come evitarlo e cosa fare se ci capita

aquaplaning

L’aquaplaning è una brutta bestia. Chi è incappato in questo fenomeno ed è stato fortunato da non subire conseguenze sa che si tratta di uno degli inconvenienti peggiori che possano capitare durante la circolazione. C’è poco da fare durante l’aquaplaning, ma qualcosa si può, soprattutto prima che accada.

SIGNIFICATO
Innanzitutto cos’è l’aquaplaning? Lo dice il nome stesso, planare sull’acqua. E’ un fenomeno che si verifica in caso di pioggia. A volte la strada non riesce a smaltire adeguatamente l’acqua, perché la pioggia è troppo violenta o l’asfalto non è drenante; o anche perché progettazione e costruzione non sono a regola d’arte, allora le pendenze non favoriscono l’afflusso dell’acqua verso gli scarichi fognari (se ci sono) o il terreno esterno.
In tutti questi casi si forma una specie di pozzanghera, spesso molto sottile. E’ a tutti gli effetti un velo d’acqua a volte invisibile; nemmeno il battistrada dei pneumatici riesce a penetrarlo, così l’auto galleggia letteralmente sull’acqua. Dura per pochissimi metri, pochi secondi che però sembrano un’eternità. Infatti quando l’auto galleggia su quel velo d’acqua diventa incontrollabile: tutte e quattro le ruote girano a vuoto. Sterzare è impossibile, frenare non serve e meno che mai accelerare. La macchina va dritta senza possibilità di modificare la sua traiettoria. Cosa si può fare?

AL PRIMO POSTO C’E’ LA MANUTENZIONE
La cosa migliore è prevenire il problema attraverso due semplici ma fondamentali operazioni: corretta manutenzione dei pneumatici e andatura a velocità molto ridotta quando piove.
Andare in giro con gomme consumate è pericoloso per mille motivi, uno dei quali è proprio l’aumento esponenziale del rischio di aquaplaning. Minore è lo spessore residuo del battistrada, maggiore è la fatica che esso farà a incanalare l’acqua ed espellerla dietro la ruota; quindi è molto più probabile incorrere nell’aquaplaning su un’auto con pneumatici usurati. E non si deve aspettare che lo spessore si riduca al limite di legge di 1,6 millimetri. E’ pericoloso molto prima: già a 4 millimetri la guida è a rischio. Costa di più un treno di gomme nuove o il conto del carrozziere, del meccanico, dell’assicurazione e dell’ospedale (se va bene)? Altra precisazione: è meglio acquistare pneumatici di buona qualità, è una spesa che potrebbe evitarvi molti guai. Sull’etichetta è indicata con una lettera la prestazione sul bagnato: mai scendere sotto la B.
In secondo luogo, è indispensabile mantenere la pressione corretta. Se una gomma è poco gonfia, essa si deforma abbassandosi sui lati; questo fa chiudere i canali del battistrada, cioè quelli che devono smaltire l’acqua. In queste condizioni l’aquaplaning è matematico. Controllare la pressione una volta al mese, seguendo le indicazioni del costruttore sul libretto d’uso del veicolo.

ANDARE PIANO E’ FONDAMENTALE
Questo è tutto ciò che possiamo fare prima di metterci al volante ed è importantissimo. Ma poi quando piove che si fa? Regola numero 1, talmente ovvia che è meglio ripeterla: diminuire la velocità. Più si va forte, meno tempo hanno i canali del battistrada per smaltire l’acqua, anche se le gomme sono nuove, di ottima qualità e gonfiate alla pressione perfetta. Da 80 Km/h in su l’aquaplaning diventa una certezza. Ma su alcune strade particolarmente mal fatte o quando piove veramente forte, si deve scendere ben sotto i 50.
Poi è necessario guardare dove si mettono le ruote. Quando possibile, evitare di passare sopra le pozze. In molti casi si riesce a vedere dove ci sono i solchi d’acqua. Mantenere una velocità bassa aiuta a trovare il tempo di evitarli.
Tuttavia, anche dopo aver preso tutte queste precauzioni, può ancora capitare di incorrere nell’aquaplaning. Perché le strade sono quelle che sono e la circolazione non è un giochino sullo smartphone. Non esiste un’app che possa tirarvi fuori dai guai.

COSA FARE E SOPRATTUTTO COSA NON FARE
Dura tutto pochi secondi ma sembrano un’eternità. La prima cosa da fare in caso di aquaplaning è mantenere la calma. Il panico è il primo complice dell’incidente. Ci accorgiamo di quello che succede perché improvvisamente lo sterzo diventa leggerissimo e i giri del motore salgono bruscamente, anche se non abbiamo accelerato. Questo perché le ruote si trovano all’improvviso senza aderenza e girano a vuoto.
Non dobbiamo sterzare, non dobbiamo frenare e non dobbiamo accelerare. Non solo sarebbe inutile mentre ci troviamo sulla pozza, dove non c’è aderenza; ma soprattutto, una volta usciti dal velo d’acqua, le ruote si troverebbero di colpo in condizione frenata e troppo sterzata su aderenza normale; questo provocherebbe una sbandata che ci farebbe uscire di strada; per gli stessi motivi è pericoloso e inutile accelerare.
Durante la fase di aquaplaning dobbiamo mantenere il volante ben saldo tra le mani (ma questo dovrebbe accadere sempre) e conservare la direzione di marcia che avevamo impostato prima dello slittamento. Ridurre la velocità è utile, ma l’unico modo per farlo in questa situazione è premendo il pedale della frizione. In questo modo l’assetto della vettura diventa neutro e la velocità si riduce gradualmente. Nelle auto col cambio automatico generalmente è la centralina elettronica a provvedere, basandosi sull’improvviso slittamento delle ruote. In quel caso, noi dobbiamo solo pensare a mantenere il volante saldo e tenere la traiettoria ideale.

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