Lancia: Marchionne dice addio. I modelli che hanno fatto la storia [FOTO]

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Le dichiarazioni in merito alla futura scomparsa del marchio Lancia ora sono ufficiali. A prenderne parola è l’amministratore delegato Sergio Marchionne il quale attesta che lo storico marchio torinese è destinato a breve addirittura a scomparire perché non ha più alcun interesse nel mercato estero. Sia questo un modo di sbarazzarsi di un marchio che ormai non è altro che un rimarchiamento dei veicoli Chrysler visto e considerato che non c’è più l’interesse di un tempo? Quell’interesse che ha portato Lancia ai successi tanto nei rally quanto nell’eleganza che campeggiava e che con alcuni modelli campeggia tutt’ora sulle nostre strade.
Nel corso dell’articolo vi andremo a stilare un breve resoconto che il marchio del Lingotto ha portato dai suoi esordi fino agli attuali giorni nostri con successi e flop, tipici di un marchio che ne ha una degna storia e che ha segnato un importante capitolo per il mondo dell’auto italiana per eccellenza.

Chiusura di Lancia: rimarrà solo la Ypsilon?

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Vi riportiamo ora le parole che Marchionne ha pronunciato in occasione di questa preannunciata chiusura ufficiale e definitiva di Lancia: “La Lancia non tornerà quella che era una volta. l’unico modello economicamente sostenibile è la Ypsilon che sarà preservata”. Il che significherà che cosa? Che Ypsilon rimarrà l’unica vettura in gamma escludendo i modelli che comunque non hanno cattivi dati di vendita come ad esempio Delta e Voyager? Per non parlare di Musa che comunque non è più in produzione ma vende ancora molto bene essendo prima nel suo segmento delle monovolume piccole-compatte.

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fino a che i nuovi modelli fruttano…

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L’addio non ha una data di preciso ma semplicemente continuerà ad esistere fino a che i nuovi modelli appunto Voyager, Thema e Flavia continueranno a vendere tanto da trarne un ritorno economico per il Gruppo Fiat. Lo si terrà quindi come un bisogno questo marchio che sin dalla nascita era ed è sempre stato dei più rinomati anche a livello mondiale fino a che non passasse sotto il dominio di Fiat per giungere a questa amara conclusione. E’ la fine di un’epoca per la storia dell’auto italiana, del vero Made in Italy dell’eleganza. L’obiettivo dell’AD del Gruppo Fiat non è altro che rilanciare due marchi che ad oggi non sono al top delle vendite e parliamo di Alfa Romeo che senza MiTo e Giulietta sarebbe veramente messo estremamente male a livello di vendite e di Maserati forte ora delle nuove GranTurismo e GranCabrio.
Noi non potremo molto sbilanciarci in materia di pensiero secondo i leader dei brand ma in questo caso è proprio il caso di dire che spezziamo una Lancia a tutto favore degli appassionati Lancisti che meritano di sentire queste impronunciabili parole dette appunto di chi ha voce in capitolo appunto come amministratore. Dopo tutte le emozioni che Lancia ha regalato da oltre 100 anni a questa parte, nel 2012 si sente dire che onestamente Lancia ha un appeal limitato fuori dall’Italia. Non che questo “mancato appeal” sia dato dalla poca pubblicità, dai costi elevati e appunto, come da noi, da un monotono lancio di vetture dejà-vu? (Vedi Thema e Voyager in primis).

Top Gear l’aveva capito

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Persino i “grandi” di Top Gear si sono sbilanciati tempo addietro in una puntata dicendo che quella “storica” era una Lancia che proponeva collezioni d’arte, di bellezza, di pazzia mentre, quella odierna, non è altro che una Lancia volta all’erotismo a quattro ruote.
Loro non ci mettono molto ad ironizzare sullo stato delle prime Lancia come, ad esempio il grave fattore ruggine presentatosi nelle Lancia Beta. Altre avevano piccole difficoltà nel mantenere i pezzi attaccati alla vettura, ma si tratta di problemi di fabbrica facilmente risolvibili che non possono scalfire un marchio che ha fatto la storia, tanto che per il terzetto è la casa che ha realizzato le più belle auto del mondo. Furono questi alcuni degli elementi chiave che portò alla bancarotta di Lancia nel Regno Unito. Ad oggi infatti le vetture del marchio sono vendute dagli inglesi sotto la denominazione Chrysler.

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Dove sono le tradizioni?

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Forse Marchionne, il leader del Gruppo, non si ricorda degli esordi e dei grandi successi delle vetture Lancia nei rally e nelle competizioni mondiali che le hanno viste protagoniste. Se citiamo i nomi non sarà difficile l’associazione alla vettura in questione: parliamo infatti delle Beta Montecarlo, Aurelia, Fulvia, Strato’s, Delta Integrale HF, Delta S4 e tante altre. Non che Lancia quindi sia conosciuta quasi solo ed esclusivamente per il proprio marcato simbolo di eleganza e lusso, anzi!
La Lancia corse nel mondiale Rally dal 1970 al 1993. Il debutto avvenne con una Fulvia 1.6 Coupé HF arrivando al terzo posto finale. Il primo trionfo arrivò nel Mondiale 1972 con alla guida Sandro Munari. L’ingresso nella leggenda arrivò nel 1973 quando la casa torinese decise di realizzare un’auto da corsa da usare solo nei rally, ovvero la Strato’s conosciuta anche come l’ammazzarally che verrà omologata nell’ottobre del 1974 riuscendo a vincere le ultime tre gare della stagione conquistando l’iride.
Capitolo a parte lo fa la amatissima 037 che ne determina nel giro di poco un nuovo trionfo nel mondiale costruttori nel 1983. L’autovettura era dotata di 4 cilindri, 16 valvole, sovralimentati con volumex e la carrozzeria in vetroresina firmata Pininfarina: sostanzialmente l’ultima vettura a due ruote motrici a vincere un Campionato Mondiale Rally. A tale vettura si sostituì poi la Delta S4, prima vettura da rally del gruppo Fiat a trazione integrale e dotata di un propulsore a doppia sovralimentazione modulare. Sarà poi la tragica morte di Toivonen in Corsica avvenuta nel 1986 a far direttamente uscire dagli scenari la S4 sostituita a breve dalla Delta HF.

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Non è storia ma leggenda!

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Con la Lancia Delta HF sembra proprio iniziare una vera e propria leggenda: si parla di numeri da guinnes. Sei sono i mondiali consecutivi piloti e cinque quelli costruttori che portarono il bottino totale di Lancia a undici titoli marche, sei mondiali piloti e undici europei piloti. Si tratta del marchio più vincente della storia dei rally.

Innovazioni di gran classe

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Cominciamo sin dal 1913 le prime forme di innovazioni all’interno di vetture come la Theta: prima vettura al mondo ad avere l’impianto elettrico integrato infatti. Nel 1918, sempre Lancia, presentò il brevetto di un prototipo di un motore a otto cilindri disposti su due file a 45 gradi e un altro di un propulsore a 12 cilindri sempre a V, di 30 gradi. Nel 1922 viene ideata la scocca portante e le sospensioni anteriori a ruote indipendenti, una novità assoluta nel mondo dell’automobile. Nel 1931 viene brevettato per la Astura un sistema di montaggio elastico del motore che puo oscillare liberamente e quindi non trasmette vibrazioni al telaio e alla carrozzeria.
Alcune delle innovazioni infatti, per quanto esse possano esser state delle più originali, vennero copiate o addirittura rubate da alcuni altri marchi come Ford, per esempio.

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E’ della Augusta la carrozzeria monoscocca

La Lancia Augusta del 1933 fu la prima vettura adottante una carrozzeria monoscocca, quindi con guida interna. Altri brevetti riguardarono le sospensioni anteriori indipendenti con molloni elicoidali racchiusi in foderi verticali e la sospensione posteriore, citiamo infine la ruota libera comandabile dal posto di guida all’albero di trasmissione con giunti a dischi flessibili anziche a cardano o ad esempio i freni a comando idraulico che Lancia è tra le prime fabbriche europee ad adottare.

Comfort in primis

Ecco che in quel periodo venne usata anche la prima forma di apertura delle porte a libro progettate per garantire il massimo comfort ai passeggeri, anche se come fece notare nello speciale Jeremy Clarkson c’era il rischio concreto che piovesse in macchina. Nel 1937 grazie all’Aprilia viene introdotta la ricerca aerodinamica insieme alle sospensioni indipendenti sulle quattro ruote mentre l’Aurelia, nel 1950, fu la prima auto al mondo con motore sei cilindri a V di sessanta gradi con cambio sull’asse in blocco con il differenziale. Ora infatti la proposta di questa soluzione molto comoda viene adottata da Opel nella Meriva.

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Nuova innovazione, nuovo scoop di interesse. Il progredire della tecnica ritorna con la Flavia: la macchina dispone di trazione anteriore, freni a disco ed iniezione. Con la Fulvia venne sviluppata la distribuzione con due alberi a camme in testa. Nel 1982 la Trevi fu la prima macchina con iniezione elettronica Jetronic e compessore volumetico di sovralimentazione Volumex, usato fino a quel momento nei rally.

Anche in Formula Uno!

Addirittura nei campionati di Formula Uno si spinse Lancia. Questo è un capitolo molto ancora all’oscuro dal pubblico ed invece, scovando nella storia e negli archivi dei successi, si trova la prima Lancia impegnata in queste competizioni e si tratta della D50 con un motore portante e la prima ad avere le sospensioni interne alla scocca. Lancia quindi fu la prima Casa automobilistica a sviluppare un cambio a cinque marce, fu altresì la prima ad abbinare un auto da corsa, la S4, con compressore Volumex, fu la prima Casa con la Thema Ferrari a garantire una vettura da oltre 200 cavalli di potenza con trazione anteriore in collaborazione appunto con il marchio del Cavallino, fu la prima ad introdurre i motori a V stretta da 4 e da 8 cilindri mentre, tra tutti i marchi italiani, fu la prima ad introdurre i quattro freni a disco, la trazione anteriore, il motore boxer, l’iniezione meccanica e l’iniezione elettronica.

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L’acquisizione di Fiat

Il segno della svolta, se così la si può definire, lo si ha nel 1969: momento in cui la famiglia Pesenti passò alla vendita di Lancia alla Fiat, la quale in quell’anno acquistò a sua volta anche Autobianchi e Ferrari. Con questa dirigenza, Fiat appunto, la Lancia segnò il proprio successo nel 1978 con la Delta, disegnata da Giugiaro e costruita sulla base della Fiat Ritmo. Le caratteristiche della Delta furono la convergenza regolabile su tutte e quattro le ruote garantendosi un successo tale da rimanere in produzione per quattordici anni. Nel 1979 fu il turno della Prisma: la berlina rimase in commercio per dieci anni. L’ultimo vero botto vi fu però nel 1989, quando venne presentata la Lancia Thema, una grande ammiraglia e con la piccola utilitaria Y10, esportata in Francia e Giappone con il marchio Autobianchi e successivamente marchiata come Lancia.

La Dedra è stato “l’ultimo” modello

L’ultimo modello della vera storia segnata da Lancia, ci riserviamo di dedicarlo alla Dedra: una vettura del 1989. In questi anni infatti Lancia decadde dal mondo delle corse per via della concorrenza tanto giapponese quanto francese o tedesca che in breve tempo la superò di gran lunga. Nei primi anni Novanta il famoso stabilimento storico di Chivasso, sede di Lancia, venne chiuso e il marchio andava così sempre più perdendo i suoi elementi di spicco che la caratterizzavano come l’innovazione, l’eleganza: nonché una enorme differenza rispetto alla concorrenza che nemmeno minimamente le si avvicinava. Da qui in poi Lancia debuttò con la Z nel segmento delle monovolume grandi, una vettura derivata sostanzialmente dall’Ulysse di Fiat e sostituì la Y10 con la tanto amata Y elefantino.

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Oggi si parla italo-americano

Ad oggi Lancia si scosta e prende le distanze da quelli che furono i suoi albori appunto perché le proposte attuali in listino sono veramente imbarazzanti appunto perché, ad esclusione di Ypsilon e Delta, le altre non sono altro che vetture già conosciute sotto la denominazione Chrysler riproposte ora in chiave Lancia: sostanzialmente cambia solamente il logo nella calandra e qualche piccolo dettaglio interno nella vettura in question: Voyager, Thema o Flavia.
La Musa, modello da mesi non più in produzione ma comunque primo in classifica nel suo segmento, è una vettura che nasce dalla Fiat Idea con dettagli rivisitati specie per proporre alla clientela un’eleganza maggiore a bordo e con dettagli stilistici alti nel loro segmento. Phedra, altro modello Lancia, nasce nel 2002 dal disegno e con tutte le caratteristiche meccaniche, tecniche e stilistiche della Fiat Ulysse; il modello rimane in listino fino al 2010 riscuotendo un grande successo nel proprio segmento anche con l’usato.
Sembrava proprio, stando alle vecchie dichiarazioni sempre di Marchionne, che Lancia si stesse rilanciando dandosi una svolta proprio lo scorso anno: momento in cui è iniziata ufficialmente la collaborazione, il gemellaggio del marchio proprio con Chrysler.

Come stravolgere un Marchio…

Quindi chiediamoci cos’ha fatto “l’era Marchionne” con il marchio Lancia. Inizialmente viene ridotta la produzione, in un secondo momento un taglio decisivo dei modelli, una riduzione dei settori in cui Lancia campeggiava (come quello wagon con la Lybra) e come ultimo colpo finale ecco che serve solamente prendere una Chrysler per cambiare il logo e proporla negli showroom sotto la veste Lancia: che vergogna, che assurdità!

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Il futuro è un addio

Il futuro? No Signori e Signore. Il futuro per Lancia non esiste. Considerate Lancia un marchio ormai morto e sepolto. C’è chi l’ha già fatto dal momento in cui ha visto Delta, chi invece ha aspettato il lancio di Thema e Voyager o chi invece ha aspettato fino a che non fosse la dirigenza a darne nota ufficiale credendoci fino all’ultimo in una ripresa.
Come si può sperare in una ripresa delle vendite nel momento in cui si propongono motorizzazioni alquanto impensabili per un pubblico italiano coinvolto da una crisi che va a mirare molto sul costo del carburante e che quindi è costretta a puntare a motorizzazioni dai bassi consumi e non, per esempio, a 2.4 litri per una cabriolet?

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La conferenza sul futuro di Lancia

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Si è tenuta il giorno 6 Maggio 2014 la conferenza stampa da Sergio Marchionne, il quale ha annunciato tutti i progetti futuri del Gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles) ma la delusione, che qualcuno già si aspettava, è che del marchio Lancia non è stata spesa una minima parola, niente di niente rispetto ad un brand che per anni ha regalato emozioni, passioni, affidabilità, lusso, comfort, sportività e tantissime altre peculiarità.
Con il trascorrere del tempo l’unica vettura in gamma andrà ad essere solamente l’utilitaria Ypsilon per la quale, a questo punto, andrà a “morire” anche il muletto spinto dal motore che equipaggia le 500 Abarth ossia il 1.4 Turbo benzina T-Jet.
Una probabilità che ci fa rimanere con qualche speranza? Il fatto che forse col marchio Lancia vedremo qualche vettura Chrysler… Insomma, tanta amarezza.

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