Alfa Romeo, il modello che quasi portò alla bancarotta del Biscione: Agnelli bloccò immediatamente questo disastro

Fu Gianni Agnelli in persona a prendere la decisione di bloccare la produzione di un flop dell’Alfa Romeo che stava creando danni economici enormi.

Arna, e sei subito Alfista”, chi di voi si ricorda di questo spot pubblicitario? Partendo da suddetto spot vale la pena raccontare una storia che si intreccia con la storia de marchio nipponico Nissan. Piuttosto che creare una vettura completamente nuova, operazione inattuabile per tempi e costi, la dirigenza Alfa optò per utilizzare, con alcune modifiche, le scocche di un’auto già in produzione, adattandole alla meccanica derivata dall’Alfasud.

Alfa Romeo, il modello che quasi portò alla bancarotta
Alfa Romeo, il modello del flop – Allaguida.it

La scelta cadde sul modello Nissan Pulsar N10, lanciato in Giappone nel maggio 1978 ed in Europa (con il nome Cherry) nel marzo 1979, anche se in realtà le scocche utilizzate sarebbero state quelle della successiva Nissan Pulsar N12. L’accordo societario, firmato a Tokyo il 9 ottobre 1980 da Takashi Ishihara e da Ettore Massacesi, presidenti rispettivamente di Nissan e di Alfa Romeo, a prescindere dal risultato commerciale, appariva piuttosto una novità in Europa, permettendo una completa fusione di sviluppo e costruzione, ancorché limitate ad un singolo modello.

Il flop Alfa Romeo

Nel caso dell’Arna, i giapponesi avrebbero fornito il 20% del lavoro necessario all’assemblaggio di ogni vettura; le parti spedite dal Giappone all’Italia sarebbero state completate con meccanica e componentistica italiana. Il risultato risultò di dubbio valore, tanto che fece storcere il naso ai puristi, che presero le distanze da questa ibrida dagli occhi a mandorla. Il tentativo seppur apprezzabile fu un vero e proprio autogol. Vale la pena ricordare che l ‘Arna è stata costruita nelle versioni L (3 porte) ed SL (5 porte) dotate della motorizzazione Alfasud base, ovvero del boxer 1.2 da 63 CV. Date una occhiata al video in basso del canale YouTube Roadster Life.

A queste, si affiancava la versione sportiva TI (3 porte) che, motorizzata con il più potente 1.3 da 86 CV, raggiungeva facilmente velocità superiori a 170 km/h. Nella cultura dell’automobile, anche a distanza di anni, la reputazione del modello l’ha portata ad essere giudicata – nel 2008 – l’auto più brutta, in un “sondaggio” lanciato da parte dal quotidiano nazionale Il Sole 24 Ore. Un auto nata male, che non ha trovato mai simpatie nel pubblico né negli estimatori del marchio del Biscione.

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