Allarme rosso in Italia per le auto elettriche: ora è davvero un problema

Le auto elettriche, nonostante gli incentivi voluti dal Governo, non hanno ancora visto decollare le propri vendite: ecco la situazione attuale in Italia.

Le auto elettriche, per l’Italia, rappresentano forse il futuro ma non ancora il presente. Le vetture ecologiche, nonostante gli ecoincentivi voluti fortemente dal Governo per cercare di incentivare il loro acquisto da parte degli automobilisti. E anche la ferma volontà dell’Europa, pronta al bando a partire dal 2035 delle auto endotermiche come benzina e diesel, non hanno ancora visto decollare le proprie vendite.

L’industria delle auto, infatti, si è concentrata anima e corpo su questo tipo di modelli, tanto che ad oggi sono pochissime le case automobilistiche che non hanno almeno una vettura 100% elettrica nel proprio listino, ma si sta scontrando con una crisi economica mondiale che, anche a causa dei prezzi ancora elevati di questo tipo di vetture, sta premiando gli sforzi profusi.

I motivi per cui le auto elettriche non prendono piede

Le cause per le quali le auto elettriche non hanno ancora conquistato il mercato sono molteplici. Nonostante una ricerca di qualche anno fa di OurWorldinData, che sottolineava come il settore dei trasporti contribuisce al 16,2% delle emissioni su scala globale, le vetture green non stanno convincendo gli italiani. E i motivi sono da ricercare in vari fattori, cosa che complica il lavoro delle case automobilistiche che da un lato devono cercare di assecondare il progresso tecnologico ma dall’altro far quadrare i bilanci.
Auto elettriche, i motivi per cui non convincono
Auto elettriche, ecco perché non fanno breccia (diema da Pixabay – Allaguida.it)

La capacità di penetrazione delle auto elettriche all’interno del mercato è ancora troppo disomogenea; se da un lato i grandi paesi del Nord, come Norvegia o Svezia, tanto per citare due esempi, hanno un parco auto composto quasi interamente da questo tipo di vetture, i grandi mercati – i cosiddetti “big 5” come Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna – registrano ancora percentuali troppo basse. Prendendo ad esempio il Belpaese, infatti, la quota di mercato delle auto elettriche supera di poco il 5%, vale a dire circa 200.000 mila auto. Un numero troppo basso, soprattutto alla luce degli ecoincentivi.

Uno dei tasti dolenti è senza dubbio la mancanza di punti di ricarica, le cosiddette colonnine di ricarica, che continuano ad essere un numero troppo esiguo per togliere “l’ansia da ricarica” agli automobilisti italiani. Il settore automotive sta andando nella direzione di una diffusione massiccia di vetture alla spina, senza rendersi conto però che le possibilità di ricarica, almeno in Italia, risultano ancora limitate. Altra nota da considerare è il prezzo delle auto elettriche. Forse l’auto inizierà a diventare un bene di lusso, ma così facendo la fascia media sarà tagliata fuori creando una disparità con vetture vecchissime –  il parco circolante italiano è uno dei più vecchi d’Europa –  mentre una minima parte della popolazione potrà girare in auto moderne.

Anche l’autonomia delle vetture, nonostante dei passi in avanti notevoli, rimane un tasto dolente. I passi in avanti su questo fronte sono concreti, ma le auto elettriche non riescono ancora ad arrivare ai livelli dello loro cugine endotermiche, fattore che ne limita ulteriormente lo sviluppo e la penetrazione nel mercato. Il potere d’acquisto dei cittadini italiani è minimo, in questa delicata fase di crisi post pandemica, e i prezzi delle vetture elettriche del segmento A e B non invitano al cambio epocale. I dubbi sul mercato dell’usato, inoltre, non facilitano la scommessa.

Dovrebbero arrivare, nel 2023, nuovi modelli, ma il problema principale rimane il prezzo delle vetture full electric. La dead line del 2035 con lo stop della vendita delle auto con motore termiche si avvicina, ma in pochi sembrano voler anticipare i tempi. Una situazione che rischia di diventare un boomerang con le case auto vogliose di segnare la rivoluzione ma gli automobilisti che, anche a causa di diverse criticità, rimangono ancorati ai vecchi standard.

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