Le EV finiranno per essere imposte o dovrebbero svilupparsi sul mercato sulla base di una scelta libera? La risposta dei major europei lascia spiazzati gli europei.
Il 2024 era stato un anno nero, ma il 2025 di Stellantis a livello produttivo in Italia è iniziato anche peggio: nel primo trimestre 2025 la produzione complessiva nel Paese è crollata di un altro 35,5%. Ma per quanto riguarda le sole auto, al netto dei veicoli commerciali, il dato è ancora più grave: -42,5% con soltanto 60.533 vetture realizzate in tre mesi in tutti gli stabilimenti italiani. Sono i numeri peggiori dal 1956, quasi settant’anni fa.

John Elkann, presidente di Stellantis, e Luca de Meo, CEO del Gruppo Renault, in un’intervista congiunta al quotidiano Le Figaro, spiegano le ragioni della crisi dell’automotive in Europa attraverso una logica argomentativa molto interessante, partendo dal punto che mai prima di oggi il mercato era stato guidato da normative europee di impostazione ideologica, con il rischio reale per l’Europa tutta di perdere la centralità produttiva, trasformandosi in un mercato di mezzi prodotti altrove e sono i dati a confermare questa ipotesi.
Le parole di John Elkann
“Nel 2025 la Cina produrrà più auto di Europa e Stati Uniti messi insieme – ha dichiarato Elkann – È un momento cruciale: o decidiamo se vogliamo ancora essere una terra di industria, o ci rassegniamo a essere solo un mercato. A questo ritmo, tra cinque anni sarà troppo tardi”. Parole dure, consapevoli che portano in primo piano il problema.

“Il livello del mercato è un disastro. Le regole europee fanno sì che le nostre auto siano sempre più complesse, sempre più pesanti, sempre più costose. E la gente, semplicemente, non se le può più permettere”, dichiara Luca de Meo. L’Europa deve far conto con il principio della domanda e con i costi di produzione John Elkann, dal canto suo, chiede meno burocrazia e più visione industriale. “Non vogliamo aiuti, chiediamo chiarezza normativa, rapidità decisionale e la libertà di innovare. In Europa ci troviamo davanti a Stati che hanno poco margine di manovra e a una Commissione che fatica a incidere. In Cina, negli Stati Uniti e nei Paesi emergenti si costruiscono vere politiche industriali”. E’ importante ridisegnare intorno ad un tavolo politiche industriali dando voce soprattutto ai produttori. C’è poco tempo prima di un fallimento generale dell’industria.