La crisi per alcuni player del mercato delle quattro ruote è iniziata anni fa. Questa storia fa riflettere e dovrebbe invitare tutti a prendere decisioni ponderate.
Le aule di giustizia, con i casi giudiziari, raccontano e riflettono la realtà di un Paese malato, in crisi, dove l’industria in generale è in sofferenza, e quella dell’automotive annaspa tra dazi, normative europee, crisi finanziarie di grandi gruppi e joint venture globali di aziende. A pagarne le spese sono sempre i lavoratori, i dipendenti, in liquidazione.

In Italia le liquidazioni continueranno a crescere del +4% nel 2025 (pari a 9.700 casi) e del +3% nel 2026. In sostanza vi sono più imprese che falliscono che nuove realtà in forte espansione sul nostro territorio. Trovare un posto di lavoro stabile, specialmente nel settore dei motori, risulta complicato. La crisi morde l’Italia, ma anche altri Paesi europei come Germania e Francia, non godono di buona salute. Si pensi che dopo i tagli dei tassi ufficiali nei mesi scorsi, questa settimana la BCE (3,25%) e la prossima la FED (4,75%), sono attese dai mercati a ulteriori tagli.
In Europa, il tasso sovrano in Francia è in salita a riflesso dell’instabilità politica e del debito in crescita e lo spread sul Bund tedesco (+0,75 a dicembre da +0,65 a settembre) è salito oltre quello in Spagna (+0,64 da +0,76) che si restringe come anche in Italia (+1,02 da +1,27) e Grecia (+1,26 da +1,50). In ottobre la produzione è rimasta invariata, ma continua a registrare un forte calo tendenziale (-3,6%), profondo per auto (-34,5%), articoli in pelle (-17,2%), raffinati petroliferi (-15,8%). In termini di fatturato, RTT ha indicato in ottobre un rimbalzo positivo. A novembre, inoltre, la fiducia delle imprese ha interrotto il suo calo, ma il PMI manifatturiero è sceso ancora di più (44,5 da 46,9). Il 2024 si è concluso nello scetticismo generale.
Fallimenti epocali e crisi
Una storia giudiziaria che fotografa bene la condizione di migliaia di lavoratori in Italia, proviene dalla Campania. Regione complessa per il lavoro, dove si guadagna poco. Il processo a carico di un imprenditore campano, accusato di bancarotta come socio accomandatario di una società impegnata nel settore della vendita di pneumatici fallita nel 2017, è finito in prescrizione.

All’imputato veniva contestata la presunta mancata tenuta di libri e scritture contabili nei tre anni precedenti il fallimento, e, secondo gli inquirenti, di aver aggravato il dissesto della società, fino ad un passivo di oltre 800.000 euro. A pagare i lavoratori senza stipendio e senza lavoro, questa storia fa molto riflettere sulla realtà lavorativa nel Bel Paese.