Cambiare vetro auto: quando è in gioco la sicurezza

Cambiare vetro auto

Cosa accade quando si deve cambiare il vetro ad un’auto? Denaro da sborsare, soprattutto se la propria polizza assicurativa non comprende la copertura contro la rottura dei cristalli. Ma c’è molto di più in gioco: la nostra sicurezza personale. Il discorso vale soprattutto per il parabrezza, il vetro indubbiamente più importante. Se il montaggio viene fatto male, possiamo andare incontro ad amare sorprese che, in caso d’incidente, potrebbero tradursi anche in ossa rotte o peggio.
Porre l’attenzione su questo fondamentale dettaglio è l’obiettivo del convegno “Window to the Future. L’impatto delle nuove tecnologie sulla sicurezza alla guida“, organizzato dall’azienda Carglass e tenuto a Milano l’8 luglio, introdotto da Matteo Rignano, amministratore delegato di Belron Italia, proprietaria del marchio Carglass.

01 Carglass Window to the Future

Le immagini valgono più di mille parole. Il video che potete vedere in questa pagina descrive un crash test supervisionato dal Tüv, l’ente tedesco che certifica il grado di sicurezza dei prodotti industriali, uno dei più autorevoli al mondo. Due automobili vengono spinte l’una contro l’altra, a velocità moderata, fino alla collisione frontale. Due manichini per veicolo simulano guidatore e passeggero. Nell’auto di sinistra il parabrezza è stato installato rispettando tutte le corrette procedure. In quella di destra, intenzionalmente il montaggio non è stato eseguito a regola d’arte.
Nello scontro cosa succede? Il parabrezza montato male si scolla e salta via. Il dettaglio fondamentale è che per questo motivo l’airbag si gonfia quasi interamente fuori dall’abitacolo; infatti non ha più il vetro a cui appoggiarsi. Di conseguenza l’airbag non riesce più a raggiungere e proteggere il passeggero proiettato in avanti. Quella persona quindi assorbirà sul proprio corpo quella parte di energia dell’impatto che invece avrebbe dovuto scaricarsi sull’airbag. Maggiore è la velocità d’impatto, maggiori saranno i danni. Ognuno tragga le proprie conclusioni.
Per cui sostituire un parabrezza non è solo una questione economica. C’è in gioco la nostra stessa incolumità fisica. Qualcosa di certamente meno attraente dell’ultimo modello di telefonino o meno appassionante dell’ultima cantante che si spoglia sui social network; fino al momento in cui non andiamo a sbattere, magari non per colpa nostra.
Ma noi cosa possiamo farci? E poi, cosa c’è dietro il montaggio di un parabrezza? Possibile che sia così difficile, con la tecnologia di oggi? Lo è anche di più, proprio a causa della tecnologia attuale.
Per esempio, alcune delle auto più moderne montano sull’anteriore, all’altezza dello specchietto retrovisore interno, una telecamera usata da varie centraline per diversi sistemi di assistenza alla guida (manovre, mantenimento corsia, frenate d’emergenza e molti altri dispositivi). Sono apparecchi presenti sempre più spesso, anche in auto di prezzo non elevato, e certamente li vedremo a breve anche su quelle economiche. Non passerà molto tempo in cui li daremo per scontati, magari anche obbligatori, come le cinture o l’Abs.

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Poiché il parabrezza è un vetro curvo, l’obiettivo della telecamera verrebbe ingannato se non fosse calibrato in fabbrica dal costruttore automobilistico per “vedere dritto” in base all’angolo d’incidenza del vetro specifico di quel modello. Quando si sostituisce un vetro, è quasi impossibile che l’angolo rimanga identico. Ma una differenza anche piccolissima “sballerebbe” la telecamera.
E’ responsabilità dell’installatore riportare la vettura alle condizioni originali stabilite dal costruttore, che risponde di fronte alla legge per difetti di fabbricazione. Quindi chi cambia il vetro deve nuovamente configurare i parametri della telecamera. Non è proprio una passeggiata. La precisione deve essere assoluta. Si deve controllare che la vettura sia perfettamente perpendicolare al “bersaglio” usato per la calibrazione, cioè un pannello verticale posto ad una distanza specifica, sul quale la telecamera “guarderà” durante la ricalibrazione.
Questo viene fatto attraverso misuratori laser applicati alle ruote, prima anteriori e poi posteriori. Poi verrà misurata l’altezza della vettura da terra fino al parafango; poi la distanza frontale dal pannello. Tutte queste informazioni vengono inviate alla centralina di controllo dell’auto, tramite un software specifico. Infine la centralina eseguirà la propria diagnostica; se tutto va bene, i nuovi parametri verranno registrati; altrimenti si deve ricominciare da capo.

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Abbiamo visto nel crash test quali possono essere le conseguenze di un vetro fissato male. Ma se la telecamera è ad esempio usata per il sistema di mantenimento della corsia, e “ci vede male” a causa di una cattiva o mancata ricalibrazione dopo la sostituzione del parabrezza, potrebbe inviare alla centralina dati errati sulla posizione del veicolo; di conseguenza il computer dirigerebbe l’auto in una posizione sbagliata, dove magari c’è un altro veicolo. Meglio non pensarci.
E poi, come fa il vetro a staccarsi? La domanda giusta sarebbe: come fa a non staccarsi? Il parabrezza è infatti sottoposto a: luce, calore e altre radiazioni solari che possono intaccare la composizione chimica degli adesivi; acqua, gas inquinanti presenti nell’aria, che potrebbero avere effetti corrosivi; sollecitazioni meccaniche causate dagli urti con le buche stradali, la cui energia si trasferisce al telaio e quindi anche ai vetri.
E’ necessario quindi che l’installatore innanzitutto pretenda dal fornitore di vetri e adesivi la massima qualità produttiva. L’altro aspetto fondamentale è la formazione del personale che dovrà eseguire l’intervento. Basta poco per mandare tutto all’aria, letteralmente: è capitato che un vetro si sia staccato perché l’operaio non aveva indossato i guanti; il grasso sulla mano aveva creato un velo isolante sull’adesivo ancora fresco, che quindi non aveva aderito perfettamente. Alla prima buca, addio vetro.
Competenza tecnica, rigorose procedure di controllo, alta specializzazione del personale: tutte qualità che richiedono consistenti investimenti in capitale finanziario e, soprattutto, umano. Non alla portata di tutti.

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