Crisi Stellantis, il dramma di un operaio italiano emigrato in Serbia per lavorare in FIAT

Un lavoratore cassaintegrato, emigrato in Serbia, riesce a raggiungere uno stipendio pieno, ma non senza una vita di sacrifici in un ambiente piuttosto diverso dall’Italia.

I retroscena della crisi dell’industria dell’automobile sono uno scenario complesso fatto di operai licenziati, in cassa integrazione, costretti a spostarsi in altri stabilimenti lontani come in Serbia. Abbiamo raccolto una voce, una storia come tante, di un uomo di nome Antonio, un operaio costretto a causa della crisi e da necessità personali a lavorare in Serbia.

Operai Fiat
Lavoratori Fiat (Ansa) Allaguida.it

Antonio è un uomo mite e le idee chiare, sul suo volto solo rassegnazione e fatica. Un viso segnato dalla vita e le mani dal lavoro. Il suo sogno di impiegarsi presso la FIAT ha avuto dei risvolti inaspettati che lo hanno portato lontano da suo paese di nascita, lasciandogli tanta nostalgia nel cuore: “Non è vero che il costo della vita è più basso che in Italia, basta pensare che un caffè costa 180 dinari e che un euro equivale a 117 dinari”, ha spiegato Antonio.

La vita di un operaio Fiat in Serbia

Fuori da falsi miti la globalizzazione ha portato un caro vita in tutti i Paesi, Antonio come gli altri conta i soldi in tasca e mangia alla mensa. Come gli altri italiani ha un viaggio pagato dall’azienda ogni 45 giorni. Ad ogni partenza inizia il conto alla rovescia. I serbi che lavorano alla Grande Panda percepiscono tra le 600 e le 800 euro, ma gli italiani hanno stipendi italiani che fanno a colmare il salario minimo della cassa integrazione. Una consolazione amara che tocca circa 200 italiani, meno fortunati di altri, che lavorano nello stabilimento della Serbia centrale di Kragujevac, in una città di 180mila persone. La distanza è uno scoglio dalla famiglia, dagli amici di sempre, dal suo bar, e dalla sua città di nascita.

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FIAT ecco l’annuncio (Stellantis) – Allaguida.it

Un sentimento difficile da descrivere, che chiude lo stomaco e la gola ed il silenzio di Antonio dice molto di più di mille parole. La crisi del Gruppo Stellantis sta portando la produzione di auto, soprattutto la nuova Grande Panda in Paesi vantaggiosi per l’azienda, per il costo del lavoro e la fiscalità in certi casi. Antonio si potrebbe chiamare anche Pasquale, Francesco o Luisa. E’ un nome, un volto, una persona come tanti che vive il dramma del lavoro, in un mondo dove si vive a volte solo per lavorare.

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