Donald Trump prepara un colpo durissimo all’industria dell’auto: i posti di lavoro in pericolo potrebbero essere moltissimi
C’è chi ha salutato con gioia la vittoria Trump e chi invece ne teme l’impostazione e le ripercussioni. Tra questi ci sono a buona ragione i dipendenti delle industrie automobilistiche colpite dalle prime improvvise decisioni del nuovo Presidente, che non ha assolutamente perso tempo, prima di firmare una valanga di decreti.

L’industria dell’auto non aveva bisogno di questa doccia fredda. La notizia è arrivata come uno schiaffo: dal primo febbraio potrebbero scattare dazi pesantissimi sulle auto prodotte in Messico e Canada. Le case automobilistiche sono nel panico. I numeri parlano chiaro: centinaia di migliaia di vetture attraversano ogni anno quei confini, e un aumento del 25% sul loro prezzo cambierebbe tutto.
Un’onda che travolge tutti
Si parla di dazi del 25% su tutte le vetture prodotte in Messico e Canada, con effetti devastanti su prezzi e posti di lavoro. Una decisione che coinvolge anche i gruppi automobilistici europei.

Gli stabilimenti coinvolti sono enormi. La fabbrica Volkswagen di Puebla sembra una città: produce 350.000 auto all’anno, quasi tutte per gli americani. Poco lontano, ad Audi va anche peggio: 5.000 persone lavorano a San José Chiapa, dove in sei mesi hanno prodotto 40.000 auto destinate agli USA.
La lista delle vittime si allunga. Honda spedisce negli Stati Uniti otto auto su dieci tra quelle prodotte in Messico. Nissan ha due stabilimenti giganteschi dove nascono Sentra, Versa e Kicks – più di 500.000 auto. Stellantis rischia di vedere crollare la produzione di Jeep e Ram tra Messico e Canada.
Toyota non se la passa meglio: il pick-up Tacoma, prodotto in Messico, l’anno scorso ha conquistato 230.000 americani. Pure i nuovi arrivati soffrono: Tesla ha già cambiato i suoi piani, rinunciando al Messico per restare in Texas.
I fornitori tremano. Autoliv dà lavoro a 15.000 persone in Messico, producendo airbag e cinture di sicurezza. Michelin ha fabbriche sparse ovunque. Pirelli e Brembo dovranno rifare tutti i calcoli.
Le conseguenze sembrano inevitabili. I prezzi delle auto saliranno, nessuno può assorbire un aumento del 25%. I consumatori dovranno spendere di più. Gli operai delle fabbriche rischiano il posto.
Gli effetti si vedranno presto nelle concessionarie. Le auto costeranno di più, alcune potrebbero sparire dal mercato. Per i consumatori saranno tempi molto, ma molto duri. Ma ancora peggio andtà a chi nell’auto lavora: migliaia di famiglie che dipendono dall’industria dell’auto guardano al futuro con preoccupazione. Trump sembra deciso ad andare fino in fondo.