Un vero e proprio gigante del mondo dei motori è stato messo in ginocchio da un attacco hacker partito circa un mese fa. Ora si spera di riuscire a ripartire, ma il danno economico è enorme.
La situazione che vive il mercato dell’auto è estremamente delicata, ma per alcuni marchi, come si dice in gergo, in certi momenti tende a piovere sul bagnato. Questo è il caso di Jaguar Land Rover, colosso britannico di proprietà dell’indiana Tata Motors, che è stato al centro di un vero e proprio terremoto. JLR ha infatti subito un attacco informatico circa un mese fa, che aveva portato allo stop della produzione prima nel solo Regno Unito, e poi, gradualmente, in tutto il mondo.
Il gruppo ha fatto sapere di aver ripristinato tutti i sistemi che erano stati colpiti dall’attacco hacker, che ha costretto il costruttore d’oltremanica a fermare tutto. I danni economici stimati sono pari a circa 60 milioni di euro, una mazzata sia per l’azienda che per i suoi dipendenti, tant’è che si era subito parlato di migliaia di licenziamenti e di cassa integrazione. Ora la situazione potrebbe tornare lievemente più sotto controllo, anche se il guaio è fatto e tornare ai livelli di un tempo non sarà facile.
In base alle stime aggiornate, lo stop potrebbe aver causato perdite superiori ad 1,1 miliardi di euro per Jaguar Land Rover parlando di ricavi non incassati, e c’è il serio pericolo che questo numero possa peggiorare ancor di più nel corso dei prossimi mesi. Nel frattempo, il gruppo ha fatto sapere che la produzione è in fase di ripartenza, ma sarà lenta e graduale. Gli impianti di produzione che operano in Slovacchia, in Cina, nel Regno Unito ed in India sono tutti fermi, e quelli di Halewood, Wolverhampton, Castle Bromwich e Solihull sono i più colpiti dall’attacco.
Pensate che nel Regno Unito, la Jaguar Land Rover produce qualcosa come 1.000 auto al giorno, ed è tutto fermo da ormai un mese, per la precisione dal primo settembre. Il colosso delle quattro ruote ha fatto sapere che saranno riattivati ora i sistemi industriali, ma non c’è ancora una data precisa entro la quale si procederà con il riavvio della produzione. I danni, in ogni caso, sono ingenti, e sui lavoratori potrebbe calare presto la mannaia in molte parti del mondo.