In Germania hanno sempre avuto un ottimo fiuto in merito agli affari a due e quattro ruote. Negli anni ’50 lanciarono l’alternativa extra-large alla Vespa della Piaggio.
La Vespa, icona italiana di stile ed eleganza è stata sempre oggetto di curiosità e di interesse da parte di Case costruttrici che con ammirazione hanno provato ad imitarla sin dagli albori della sua nascita. Pertanto ripercorriamo la scia di chi ha vissuto in coda al mito italiano celebrato in tutto il mondo, divenuto anche pezzo da museo.

Alla fine degli anni ’40, la Maico si trovò in una situazione analoga alla Piaggio, impegnati durante la guerra alla produzioni di mezzi bellici, sul finire di quel periodo c’era un Paese da ricostruire sulle macerie. Le necessità erano di colpo cambiate e veicoli economici e leggeri sarebbero serviti alla popolazione per spostarsi velocemente nelle città. Nacque così in Germania il Maico-Mobil, maxi-scooter dalle proporzioni XL simile ad una Vespa ma molto più comoda. Scopriamo caratteristiche tecniche di questo scooter uscito da un fumetto di fantascienza americano e apprezziamone il valore storico.
Le caratteristiche dell’anti-Vespa tedesca
Sotto una scocca spaziale, in lega leggera, un monocilindrico a due tempi da 150 cm³ con 6,5 CV, raffreddamento forzato e cambio a tre rapporti con comando al manubrio. Nel 1952 la cilindrata salì a 174 cm³ con 9 CV a 5.300 giri/min, cambio a quattro marce a pedale e frizione a dischi multipli; trasmissione a catena. Il telaio tubolare a doppia culla a sostegno di una meccanica essenziale. Decisamente innovativa la forcella telescopica anteriore che era a smorzamento idraulico, mentre al retrotreno il monobraccio oscillante utilizzava il motore come elemento elastico, coadiuvato da un ammortizzatore invertito e due lunghe molle elicoidali. Una ruota da ’14 più grande di quella della Vespa, e due freni a tamburo sufficienti per una frenata sicura. Date una occhiata al video in basso del canale YouTube Timmy Tiny Wheels.
Uno scooter simpatico e pratico alla guida che vide una seconda generazione da 174 cm³ da 122 kg a secco, rendendo necessario un ulteriore aumento di cilindrata fino a 200 cm³ nel 1954. I fratelli Maisch cedettero brevetti e macchinari alla spagnola Construcciones Mecanicas, che continuò la produzione fino al 1956 e sviluppò la Maicoletta con motori tra 175 e 277 cm³. Il marchio Maico ha conosciuto una nuova vita tra gli anni ’90 e il nuovo millennio grazie a modelli da enduro o da cross che hanno trovato un loro riscontro di vendite nel pubblico.