Storiche industrie italiane sono soggette a un riassetto societario. Il 2025 ha visto tante cessioni agli stranieri, con il benestare di John Elkann, creando una situazione allarmante per tantissime famiglie italiane.
L’Italia è un Paese fondato teoricamente sul lavoro, sulla piccola e medio impresa, che sta vivendo una crisi enorme. L’Europa, il settore dell’automotive ed il suo comparto non fanno eccezione. Anche i big del settore soffrono e si leggono, quotidianamente, di cessioni aziendali e joint venture. Si punta troppo spesso il dito contro la Cina, ma la verità è assai più complessa da ciò che appare.

La Cina con le sue Case costruttrici hanno comprato i nostri marchi sull’orlo del baratro, non hanno rubato nulla a nessuno. Chiaramente questa crisi del settore preoccupa sia il Presidente Elkann, quando parliamo di Stellantis, sia i lavoratori che si vedono fortemente esposti alla cassa integrazione o a tagli di personale. Questa situazione sta creando nuovi assetti societari che stanno caratterizzando grandi gruppi della componentistica e dell’ingegneria.
I problemi dell’industria italiana
Nel Belpaese sono almeno 23mila i lavoratori coinvolti in totale, da Marelli fino a Lear. Dati alla mano vediamo in controluce la diapositiva di un settore fatto a pezzi: Marelli (5.900 addetti in Italia), con la procedura di Chapter eleven che ha travolto lo storico marchio italiano ceduto dal Gruppo FCA al fondo KKR nel 2019 e oggi acquisito dal Gruppo di creditori di Strategic Valuer Partners.

I 370 di Lear, i 3.200 di Dana Holding Corporation passati agli americani di Allison. Iveco (14mila addetti in Italia, in 1.500 in capo a Iveco Defence), in fase di cessione agli indiani di Tata. Quest’ultimo passaggio sta creando non poche preoccupazioni per i lavoratori e le famiglie.
La vicenda della Lear di Grugliasco, storico produttore di sedili, sta destando non poche preoccupazioni, Fipa, la realtà che si è candidata a rilevare l’asset industriale, ha chiarito di voler riassorbire i 208 addetti. Un passaggio storico che vede nuovi protagonisti sulla scena e nel settore automotive, con un cambiamento epocale, dove l’italianità cede il passo alla globalizzazione. Dobbiamo abituarci, noi italiani, a confrontarci con movimenti finanziari repentini che spesso si rivelano la soluzione a drastici fallimenti.





