La F1 è sempre stato uno sport molto pericoloso, e soprattutto in passato, la morte era dietro l’angolo. Oggi vi parleremo della scomparsa di una leggenda delle corse e della decisione del suo paese.
Grazie a rigide misure di sicurezza ed a monoposto sempre più robuste, la morte in F1 è diventata un evento rarissimo, tant’è che dopo la scomparsa di Ayrton Senna, datata 1994, solamente Jules Bianchi, nel 2015, ha perso la vita in un incidente, ed in circostanze a dir poco sfortunate. Oggi la sicurezza viene messa al primo posto grazie all’Halo, ai roll-bar, a telai resistenti ad impatti violentissimi, e chiamati a superare i severi crash test della FIA.

In passato, viceversa, la morte era un evento comune, e solo dopo la scomparsa di Senna ad Imola si decise di fare un deciso passo in avanti verso la salvaguardia della “pelle” dei piloti. Uno degli episodi più drammatici fu senz’altro la scomparsa di Ronnie Peterson, da molti considerato uno dei più grandi talenti della storia della F1. La morte sopraggiunge l’11 settembre del 1978 a Milano, dopo un incidente avvenuto a Monza, al primo giro del Gran Premio d’Italia di 47 anni fa.
F1, gare vietate in Svezia dopo la morte di Ronnie Peterson
Ronnie Peterson era nato il 14 di febbraio del 1944 a Orebro, in Svezia, in piena seconda guerra mondiale, e durante la sua carriera vinse due campionati di Formula 3 svedese ed uno di Formula 2. Debuttò in F1 nel 1970 e conquistò ben 10 affermazioni, venendo riconosciuto dai suoi rivali come il più grintoso, il più veloce e colui che avrebbe più di tutti meritato la vittoria di un titolo mondiale negli anni Settanta.
Al primo giro del Gran Premio d’Italia del 1978, in una stagione dominata dalla sua squadra, la Lotus, che vinse il titolo piloti con Mario Andretti, fu coinvolto in un incidente mortale. Il semaforo verde si accese in anticipo, lo svedese fu protagonista di un contatto ed andò a sbattere contro un muretto, con la sua Lotus che prese fuoco. I soccorsi furono lenti e caotici, ed il pilota fu trasportato all’ospedale Niguarda, in terapia intensiva.
Le cause della morte non furono mai troppo chiare, e non è stato reso noto se fosse stata un’embolia a provocarla o l’imperizia dei medici. A seguito della sua scomparsa, la Svezia, suo paese natale, decise di vietare le gare di F1 sul proprio territorio, tant’è che l’ultimo GP, disputato pochi mesi prima ad Anderstorp, non ebbe seguito negli anni successivi. In Svezia, al giorno d’oggi, si corrono ancora molte altre competizioni, come la tappa del mondiale rally, ma il Circus non ha più fatto visita in questo paese.