Incidente stradale, la condanna fa discutere: che cosa è successo

Gli incidenti stradali fanno sempre molto discutere, questo in particolare è finito nel mirino di addetti ai lavori e automobilisti vari.

Gli incidenti stradali, purtroppo, spesso portano ad un epilogo insopportabile, quello del decesso delle vittime che li subiscono (e talvolta anche di chi, spesso involontariamente, esegue le decisive manovre che portano a sinistri mortali). E’ sicuramente quanto accaduto in un incidente in particolare, avvenuto neanche un anno fa in Italia.

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Incidente auto, ecco com’è finita (allaguida.it – Canva)

Ci riferiamo a un sinistro che lo scorso giugno ha travolto un’automobile a Casal Palocco (Roma), uccidendo un bambino di soli 5 anni. Adesso sembra che si sia arrivati ad una soluzione.

Morto un bambino di cinque anni, ecco cosa è stato deciso di fare: i dettagli

Matteo di Pietro ha patteggiato una condanna a 4 anni e 4 mesi di reclusione; parliamo del 20enne legato al canale YouTube dei Theborderline che lo scorso giugno travolse, alla guida del suo SUV, una vettura a Casal Palocco, uccidendo un bambino di cinque anni. La pena è legata ai reati di omicidio stradale aggravato e lesioni, ed è stata ratificata dal Gip di Roma. A Di Pietro, che lo scorso dicembre aveva chiesto di patteggiare, sono state riconosciute le attenuanti generiche.

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Incidente, ecco le conseguenze per lo youtuber Di Pietro (allaguida.it – Ansa)

Stando così le cose, l’uomo avrà la possibilità di non finire in carcere. L’imputato è stato condannato dal Gup della decima sezione penale del Tribunale di Roma. Alla lettura della sentenza, Di Pietro era presente in aula. Le accuse, come detto, sono di omicidio stradale aggravato e lesioni. La sentenza ha certificato che il tutto è avvenuto per “colpa consistita in negligenza, impudenza e imperizia, ma anche inosservanza delle norme sulla circolazione stradale”.

In questo modo, il 20enne è andato a collidere contro la parte laterale destra della Smart; quest’ultima proveniva dal senso opposto di marcia e aveva intrapreso una svolta a sinistra su via Archelao di Mileto. Oltre al decesso del bambino, sia la madre che la sorella della vittima sono rimaste ferite. Il tutto è accaduto mentre la Lamborghini aveva raggiunto i 120 km/h di velocità su via Di Macchia Saponara: se consideriamo il limite imposto (50 km/h), è davvero una differenza abnorme.

Vittime stradali: se per cambiare qualcosa si attende la scomparsa di un bambino, qualcosa non va

Analizzare il dato del 2023 legato alle vittime stradali, che in verità è più basso di oltre il 2% rispetto al 2022, è sicuramente troppo generico e superficiale. Ma per fare capire che il caso in questione è di una gravità inaudita – e non è figlio di una singolarità trascurabile – basta pensare a quanti bambini sono morti in strada nel 2023: a fine ottobre se ne contavano ben 47.

In tutto il 2022 sono stati 39, nel 2021 invece 29. Un progressivo e costante aumento delle ‘piccole vittime’ fra gli incidenti stradali. Certo, questo caso in particolare ha fatto parlare molto di sé. Molto più di ogni altro, come certificato dall’ultimo post di Matteo Salvini, leader della Lega e Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture.

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Di Pietro e l’ennesimo bambino deceduto in strada nel 2023: la casualità non può più essere presa in considerazione (allaguida.it – Ansa)

Il famoso esponente politico ha sentenziato sui social: “Quattro anni per aver ucciso un bimbo di cinque anni? Una riforma della Giustizia è quantomai necessaria”. Non sta a noi, specialmente in un articolo di cronaca, dire se è giusto o sbagliato cambiare la giustizia italiana in questo particolare dettaglio. Ci viene da dire, però, che se per cambiare modo di fare e/o pensare deve avvenire una tragedia del genere, se per migliorare le cose si attende la scomparsa di un bambino, qualcosa effettivamente non va.

Magari questo episodio è un evento drammatico come tanti altri, frutto di un errore fatale e non molto altro. Forse evitarlo era semplicemente molto difficile, e una madre con i suoi due figli si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma in quale civiltà del 21° secolo si può ragionare così? Ecco allora che la prevenzione diviene fondamentale, che una maggiore coscienza dei pericoli della strada, tanto negli automobilisti quanto nei motociclisti, ciclisti e pedoni, risulta prioritaria.

E se l’obiettivo di evitare morti sulle strade risulta ancora oggi un’utopia, salvarne il più possibile è tutto tranne che un progetto dalle lettere impronunciabili e dalla fattibilità inverosimile. Ogni cosa, però, deve partire da storie come questa. Sempre se vogliamo davvero diventare una società migliore…e non solo attaccarci alle tragedie per lamentarci di quanto è brutto e cattivo ciò che abbiamo attorno.

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