La crisi del mercato dell’auto sta portando tantissimi nuovi costruttori a scegliere una nuova strada pericolosa ma redditizia.
Cosa sta succedendo al mercato delle quattro ruote? In Italia l’industria dell’automotive ha un impatto notevole sul PIL. Decine di migliaia di famiglie vivono grazie alla produzione di Alfa Romeo, FIAT, Lamborghini, Ferrari e tanti altri marchi top della filiera. Con il ban dei motori termici dal 2035, deciso nelle stanze dei burocrati della Commissione europea, il mercato è scivolato in una crisi che riflette l’andamento economico globale.

Con una fascia media sempre più povera, acuita da una inflazione alle stelle, oramai la stragrande maggioranza di italiani è costretta a tenersi la cara vecchia auto termica. Inoltre, solo una nicchia di appassionati può concedersi il lusso dell’acquisto di un veicolo moderno. Inoltre, la situazione geopolitica rende ancora più complessa la realtà attuale e futura.
Un mondo sull’orlo di un conflitto bellico
In una fase in cui l’elettrico non decolla e tanti brand sono in affanno, alcune importanti aziende di auto si stanno buttando nel settore della difesa. Prendiamo ad esempio il caso della Porsche. I risultati del primo semestre 2025 hanno messo in mostra tutte le difficoltà del major di Stoccarda. L’utile netto rettificato si è attestato a 1,1 miliardi di euro, in flessione del 48% rispetto ai 2,1 miliardi del 2024. Inquietante il crollo dell’utile al netto delle imposte, sceso a 300 milioni dai 2,1 miliardi dell’anno precedente.

Le nuove stime per l’anno in corso fissano il risultato netto tra 1,6 e 3,6 miliardi, rispetto ai 2,4 / 4,4 miliardi precedenti. Porsche ha deciso di spingersi in un nuovo vecchio business. I vertici del marchio tedesco hanno deciso di investire in un fondo destinato a startup che stanno lavorando allo sviluppo del comparto militare. Lo ha dichiarato Hans Dieter Pötsch, presidente del consiglio di sorveglianza di Porsche SE e del Gruppo Volkswagen: “Il nostro obiettivo è aumentare il coinvolgimento nei settori della difesa mantenendo il focus principale su mobilità e tecnologia industriale”.
Il piano si focalizza su tecnologie all’avanguardia: sistemi di sorveglianza satellitare, sensori, ricognizione, cybersicurezza e logistica. Si tratta di settori considerati cruciali per i programmi di riarmo europei. Non è la prima volta che accade. Già durante la Seconda Guerra Mondiale tutti i costruttori di auto convertirono gli stabilimenti per veicoli bellici, stavolta però non è (ancora) scoppiata una Terza Guerra Mondiale, ma tutte le minacce internazionali tra super potenze stanno spingendo i costruttori a investire in un settore più redditizio rispetto a quello delle auto che non vendono più come in passato.