John Elkann ha da poco chiuso un importante affare, ma sono molti che hanno criticato questa trattativa che preoccupa.
La situazione nel mondo dei motori in Italia non è di certo delle più semplici, con le problematiche e le diatribe tra il Governo e Stellantis che sono durate per diversi mesi. Con la scelta di Antonio Filosa come nuovo CEO le cose sembrano prossime però a cambiare, con le scelte strategiche che hanno già preso un’altra via.

A capo di Stellantis vi è John Elkann, con il rampollo di casa Agnelli che però deve far quadrare anche i conti di Exor, la holding storica che è gestita dalla famiglia. Una delle aziende che era gestita era la Iveco, con il passato che purtroppo ormai è d’obbligo, visto come sia arrivata alla conclusione positiva la trattativa che ha portato alla vendita a Tata Motors.
Una scelta che ha portato con sé davvero tantissime critiche, con i sindacati che sono ben preoccupati di fronte alla notizia. Vi è paura infatti che ci possano essere delle chiusure degli stabilimenti e della delocalizzazione, con Tata che però per il momento ha spiegato come non vi sia intenzione di cambiare nulla da un punto di vista strutturale, ma ci sono dei precedenti che fanno tremare.
Paura per lo stabilimento di Foggia:” Non sia una nuova Saragozza”
Sono ben 1600 i lavoratori che si trovano all’interno dello stabilimento di Foggia, uno dei più importanti snodi lavorativi di tutta la Puglia. Diventa dunque importante e fondamentale quale siano le intenzione di Iveco e di Tata Motors attorno a questo stabilimento e quali saranno le tutele verso i lavoratori.

A chiedere a gran voce delle spiegazioni e delle garanzie sono stati il consigliere comunale e segretario provinciale del Movimento Cambia Nunzio Angiola e il dirigente del medesimo Movimento Antonio Cicconetti. La paura è quella che uno stabilimento di Iveco possa fare la fine della fabbrica di Saragozza, dopo che Tata Motors acquistò la Hispano Carrocera.
Nel 2009 ci fu l’acquisizione del marchio, con tanto di garanzie verso i lavoratori, ma dopo quattro anni si arrivò alla chiusura. A Foggia si teme dunque che questo precedente possa riproporsi anche nella città pugliese, dunque il Governo dovrà cercare di tutelare gli stabilimenti interni ai propri confini.