Il Presidente del Gruppo Stellantis, John Elkann, non è stato in grado di amministratore un patrimonio industriale nel Belpaese. I numeri palesano il fallimento.
Gianni Agnelli un giorno assicurò che “i patrimoni si ottengono solo per speculazione, accumulazione o successione”, e che il suo non era un caso di merito ma di una successione molto fortunata. Attenzione che dietro al mantenimento c’è sempre l’importanza assoluta di una responsabilità che conseguiva dal patrimonio ereditato. L’Avvocato, nel giusto periodo storico, era stato bravo e ci aveva messo del suo nel continuare la scalata al successo della famiglia più nota d’Italia.

Orfano di padre in giovane età a causa di un incidente aereo, Gianni Agnelli perse anche suo figlio in un tragico suicidio. Affidò le sue speranze al primogenito di sua figlia, Margherita Agnelli, che aveva sposato il giornalista e scrittore Alain Elkann. John, dopo una formazione top nelle migliori strutture del mondo, non ha saputo gestire il carico di responsabilità. Dopo la morte di Sergio Marchionne, manager illuminato che aveva creato la Fiat Chrysler Automobiles, il nipote di Gianni Agnelli si è preso carico di tutte le aziende di famiglia, combinando dei disastri.
Le vendite di John Elkann
Il newyorkese non ha avvertito la spinta patriottica e ha scelto di cedere all’unificazione di FCA con il Gruppo PSA con la creazione di Stellantis. L’agglomerato di costruttori automobilistici piuttosto che uscire rinforzato da questa strategia è piombato in una forte crisi. I tempi sono duri, il green sta ammazzando una intera filiera, ma Elkann sembra essere nel pallone. Si è affidato a Filosa, l’uomo dei miracoli, dopo le dimissioni dell’a.d. Tavares, ma i numeri sono ancora pessimi.

Il Gruppo italofrancese deve fronteggiare un calo della produzione in Italia del 31,5% nei primi nove mesi del 2025 e perdite nel terzo trimestre del 2024 dovute a minori immatricolazioni nel Vecchio Continente (-17%) e Nord America (-36%). I dati mostrano un tracollo del 42,5% della produzione in Italia dall’inizio del 2025 e la prevista perdita di 2,3 miliardi di euro. Il calo si è ulteriormente aggravato con un -42,5% dall’inizio del 2025, raggiungendo il dato peggiore da 70 anni.
Intanto Elkann ha ceduto asset industriali importanti, come Iveco, quote della Ferrari e tanto altro. Ora si parla della possibile vendita del Gruppo editoriale Gedi, con una crisi non solo della filiera automotive e metalmeccanica, ma riguarda anche altri aspetti della gestione patrimoniale degli Elkann. John, di recente, ha annunciato alla Commissione europea che bisogna “risollevare l’industria automobilistica europea da quello che rischia di essere un declino irreversibile”, ma il primo a riprendersi deve essere lui.





