La Ferrari, di cui John Elkann è il presidente, è un punto di riferimento nel mondo delle quattro ruote. Da parte de “The Economist“, arriva un giudizio molto interessante sul Cavallino, che però fa discutere.
La Ferrari vive un periodo storico da favola, in netta controtendenza con quella che è la situazione globale del mercato dell’auto. Le supercar del Cavallino, pur costando sempre di più, continuano ad essere super ricercate dalla clientela, toccando le 14.000 immatricolazioni ogni anno. Nel 2025 sono già state svelate la nuova 296 Speciale e la Amalfi, ma presto toccherà anche all’erede della portentosa SF90 Stradale. Ad ottobre è atteso il lancio della prima elettrica della casa di Maranello, mentre la seconda BEV è stata rinviata almeno al 2028.

Vista la scarsa considerazione che c’è delle auto elettriche ad alte prestazioni, la Ferrari ad emissioni zero potrebbe essere il primo flop dopo anni di successi senza eguali, ma tutto sarà da vedere nel momento in cui gli ordini verranno aperti. Nel frattempo, verso il Cavallino è arrivata una curiosa sviolinata da parte di una ben nota rivista, che ha a che fare con John Elkann, il presidente della casa di Maranello. Andiamo a scoprire per quale motivo è tutto collegato e cosa è accaduto in questi ultimi giorni.
Ferrari, la sviolinata di The Economist alla casa di Maranello
La Ferrari sta dunque dettando legge nel campo delle supercar, a tal punto che è arrivato un commento molto forte da parte della rivista britannica “The Economist“. Secondo questa rivista, il Cavallino somiglia più ad un’azienda come Hermés piuttosto che ad un classico produttore di auto, un qualcosa che non è passato inosservato, soprattutto per un motivo ben preciso.

Secondo quanto scritto sul sito web “Startmag.it“, la sviolinata di “The Economist” non sarebbe affatto casuale. Infatti, la rivista britannica di economia è partecipata da Exor, proprietaria anche della Ferrari. Exor è una holding olandese di proprietà della famiglia Agnelli, e di cui John Elkann è lo storico amministratore delegato. Il pezzo entusiastico scritto dalla rivista potrebbe essere giustificato proprio da questo aspetto, ed è stato curioso che qualcuno lo abbia sottolineato.