Nel motorsport moderno, la tecnologia corre veloce quanto le monoposto. Dalla Formula 1 al World Endurance Championship, ogni frazione di secondo è frutto di calcoli, dati, connessioni in tempo reale e sistemi digitali iperconnessi.
Dietro ogni sorpasso o pit stop sincronizzato alla perfezione, c’è un’infrastruttura informatica che lavora senza sosta. E quando tutto è così connesso, una cosa diventa chiara: la sicurezza informatica non è un optional, è una necessità vitale.
Un team di Formula 1 raccoglie terabyte di dati ogni weekend di gara: telemetria, performance delle gomme, consumo energetico, dati meteo, strategie in tempo reale. Ma non si tratta solo di numeri: è il cuore pulsante della competitività.
Questi dati portano a decisioni che possono cambiare le sorti di un campionato. Un attacco informatico al momento sbagliato, capace di bloccare l’accesso a queste informazioni, può compromettere un’intera stagione.
E non si parla di ipotesi. L’incidente che ha colpito la FIA nel 2024 lo dimostra: un attacco di phishing ha compromesso due account email, esponendo dati personali sensibili e sollevando seri interrogativi sulla vulnerabilità dell’intera comunità motorsportiva. L’organizzazione ha agito tempestivamente, ma l’episodio ha fatto capire chiaramente che anche il sistema di governo globale dell’automobilismo non è immune.
Le minacce nel motorsport non si limitano a qualche virus di passaggio. Sono attacchi mirati, sofisticati e ad alto rischio. Ecco alcune delle criticità principali:
Una delle prime difese che i team adottano si basa sulla VPN (Virtual Private Network). Perché?
Semplice: ogni volta che si accede ai server del team da un hotel, un aeroporto o un paddock remoto, i dati sono esposti. Una VPN crea un tunnel criptato tra il dispositivo e il server, rendendo la comunicazione incomprensibile agli occhi di eventuali curiosi.
Ma non è solo questione di sicurezza: le VPN garantiscono anche la continuità operativa. Questi strumenti tecnologici permettono ai tecnici di accedere da remoto alle simulazioni, agli ingegneri di scaricare aggiornamenti software ovunque si trovino, e ai responsabili IT di monitorare l’infrastruttura in tempo reale, senza compromettere nulla.
Aston Martin Aramco lo ha capito già dal 2021, quando ha stretto una partnership con SentinelOne. L’obiettivo? Proteggere ogni livello, dai dati telemetrici ai dispositivi personali dei membri del team, usando cybersecurity potenziata dall’intelligenza artificiale.
Il punto non è solo evitare che qualcuno entri. È anticipare il rischio. L’AI aiuta i team IT a individuare comportamenti anomali, analizzare grandi volumi di log, e bloccare minacce prima che possano fare danni.
Come ha spiegato Clare Lansley, CIO del team, in occasione della RSA Conference 2024, la sicurezza è parte integrante della performance in pista. Non è più un reparto isolato, ma un pezzo della strategia di gara.
Interessante notare come questa cultura della sicurezza si stia intrecciando anche con un cambio di mentalità: più inclusivo, più consapevole. Figure come Jessica Hawkins e la giovane pilota Tina Hausmann, presenti al panel FIA x SentinelOne, dimostrano che proteggere il motorsport significa anche aprirlo. Inclusività e sicurezza camminano di pari passo, perché più teste diverse hai, con maggiore precisione potrai anticipare scenari complessi.
Se sei un team, un fornitore o anche solo un appassionato curioso, ecco alcune buone abitudini che non possono mai mancare:
Il motorsport di oggi non è più solo meccanica, benzina e coraggio. È anche cybersecurity, dati e connessioni protette. Dalla FIA ai singoli team, tutti devono affrontare una nuova corsa: quella alla difesa digitale.
Perché quando tutto è connesso, ogni secondo è come una finestra aperta. E per vincere, oggi come ieri, non basta andare veloci. Bisogna anche farlo in sicurezza.