La Ferrari vanta una gamma di successo e modelli che, in passato, hanno scritto la storia del mondo delle quattro ruote. Il modello di cui vi parleremo oggi è davvero un capolavoro.
Per chi tifa Ferrari ed ha il Cavallino nel cuore, sono giorni davvero gloriosi, visto il sogno, divenuto realtà, nella notte di sabato scorso. La casa di Maranello si è aggiudicata i titoli mondiali del FIA WEC, imponendosi sia in classifica piloti che in quella costruttori. La 499P #51 di Antonio Giovinazzi, James Calado ed Alessandro Pier Guidi ha vinto il titolo piloti, regalando un risultato leggendario al marchio modenese. L’ultimo titolo nel mondiale endurance risaliva infatti a 53 anni fa.

La Ferrari è un marchio che ha conquistato, a suon di successi, l’amore dei propri tifosi, e c’è da dire che una buona parte del seguito è derivato anche da modelli stradali entrati nella leggenda. Una delle supercar più apprezzate è stata la Mythos, vale a dire un’auto svelata al Salone di Tokyo del 1989, disegnata da Pininfarina. Si tratta di una Concept Car, dal momento che non è mai stata prodotta in serie, ma forse proprio per questo è contornata da quell’alone di auto mitica, che riflette questa sua caratteristica anche nel proprio nome.
Ferrari, la meravigliosa Mythos disegnata da Pininfarina
La Ferrari Mythos conquistò subito il cuore dei fan, vincendo il Golden Marker Trophy del 1989 ed il Car Design Award dell’anno seguente, e la mano di Pininfarina ebbe una gran parte del merito in tal senso. Parliamo di una vera e propria scultura su quattro ruote, che apre disegnata dal vento, ed al centro del progetto vi era la volontà del designer di ricercare il bello nelle auto, ottenendo un successo degno di nota.

La base tecnica della Mythos era quella della Testarossa, una delle supercar più iconiche degli anni Ottanta, venendo spinta dal motore V12 da 4,9 litri e con potenza massima di 390 cavalli. Immancabile, ovviamente, la trazione posteriore. La Ferrari Mythos dà l’idea di essere composta da due volumi che si uniscono tra di loro, con una coda scolpita e perfetta nel proprio disegno. Si decise, come anticipato, di non produrre mai quest’auto in serie, e non è mai stata pensata per la circolazione sulle strade pubbliche. L’obiettivo era quello di creare un modello sperimentale, privo di vetri laterali o di un tetto, con un posteriore dotato di un’ala mobile che poteva sollevarsi fino a 300 mm in base alla velocità. Un capolavoro assoluto di cui i fan vanno orgogliosi ancora oggi.





