La Fiat da Rally che pensionò persino una leggendaria Lancia: aveva soluzioni tecniche mai viste prima

Quanti progetti italiani hanno fatto la storia nel mondo dei Rally, ma questa è una storia di un’auto tradizionale che, in un’epoca irripetibile, pensionò la leggendaria Lancia.

Le auto italiane hanno sempre avuto una certa affinità con la pista. Ferrari in primis, squadra più vincente della storia della massima categoria del Motorsport, ha portato in alto la bandiera tricolore, senza dimenticare Alfa Romeo e Lancia. Persino la Fiat ha vissuto i suoi momenti di gloria nell’automobilismo. Il terreno di caccia preferito delle auto torinesi era lo sterrato del campionato Rally.

L’evoluzione di una regina della Fiat
La regina dei Rally Fiat – Allaguida.it

Un’auto in particolare ha scritto pagine indelebili del libro dei Rally. Si tratta della Fiat Abarth 131, una bestia che traeva origine da un’auto tradizionale che accompagnava molti italiani suoi luoghi di lavoro. La versione pepata nacque dal prototipo 031. La 124 Rally era diventata un’auto non più così competitiva ai massimi livelli e l’erede avrebbe dovuto offrire uno sviluppo maggiore. L’obiettivo era quello di partorire una berlina tre volumi, in grado di trasformarsi in chiave racing in un bolide.

Il motore adottato sul prototipo 031 era un V6 da 3,2 litri con oltre 270 cavalli, mentre la carrozzeria venne alleggerita con pannelli in vetroresina. Addio a tutto quello che rendeva confortevole la Fiat e spazio a un progetto che avrebbe dovuto incutere timore ai competitor.

L’evoluzione di una regina della Fiat

La 131 Mirafiori, una berlina essenziale e robusta, si trasformò nel segno dello Scorpione nell’auto da battere delle competizioni rallistiche internazionali. Il design fu opera del Centro Stile Bertone che scandì delle linee squadrate e accattivanti. I passaruota divennero più larghi e vennero adottate delle prese d’aria per far respirare il cuore pulsante sotto al cofano. Per la prima volta apparirono degli elementi aerodinamici audaci su una vettura di questo stampo. Cofano, portiere e bagagliaio erano in alluminio, mentre tetto e parafanghi erano in vetroresina, per abbassare il peso sulla bilancia. In basso l’analisi nel video del canale YouTube Auto Motor Fargio.

La 131 Abarth ebbe molto successo perché era un’auto solida, ma allo stesso tempo leggera e scattante. Venne progettato un quattro cilindri 2.0 bialbero con testata a 16 valvole, una soluzione inedita per la Casa torinese. Il motore sprigionava 215 cavalli, numeri top per la fine degli anni ’70. Nei campionati mondiali di quel periodo storico la 131 divenne la regina. Giunsero puntuali tre titoli mondiali costruttori (1977, 1978 e 1980) e due titoli piloti, conquistati da campioni del calibro di Walter Röhrl e Markku Alén. La supremazia tecnica pensionò la mitica Lancia Stratos.

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