Chi ha qualche ruga sul viso ricorderà le linee inconfondibili della FIAT Ritmo. La compatta vettura torinese è stata sottoposta a un super restyling grafico.
C’è una generazione che è cresciuta nei ricordi di auto costruite tra gli anni ’70 ed ’80, che hanno avuto fortuna e lunga vita. E’ fatto noto ed oggettivo che l’Italia ha un parco auto vetusto, pertanto non è difficile imbattersi in veicoli del passato parcheggiati all’angolo della strada, fuori ad un bar in seconda fila o nel parcheggio di un centro commerciale.

La memoria storica è viva per chi non la possiede, grazie a questa possibilità continua, specialmente nel Sud Italia, di rivivere quotidianamente la storia dell’automobilismo degli ultimi ’50 anni. Tra nostalgia del passato e ottimismo per il futuro non mancano proposte di render che strizzano l’occhio a modelli del passato di indiscutibile successo come la FIAT Ritmo.
La rappresentazione grafica della nuova FIAT Ritmo
Facciamo prima un tuffo nella storia di quest’auto per poi tornare nel presente: la Ritmo (commercializzata anche come Fiat Strada) venne prodotta dal 1978 e il 1988 negli stabilimenti di Cassino (FR) e nello stabilimento di Rivalta (TO). Il Centro Stile Fiat, guidato da Gianpaolo Boano, creò una berlina di dimensioni contenute (meno di 4 metri di lunghezza), con avvolgenti paraurti in plastica (incorporanti anche le luci) e caratterizzata da un forte contrasto fra elementi circolari e linee tese.
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Fu la prima auto italiana ad avere i paraurti integrati nel corpo vettura. L’aspetto inizialmente portò ad alcune difficoltà da parte del pubblico ad accettare la vettura che a quel tempo sembrava priva di paraurti. L’impostazione meccanica era la stessa della 128: trazione anteriore, sospensioni a ruote indipendenti MacPherson davanti, balestrone trasversale al posteriore e impianto frenante di tipo misto. Il cambio manuale poteva essere a 4 o 5 marce.
Nel 1979 mancò per un soffio il riconoscimento di auto dell’anno, classificandosi al secondo posto. Il render della nuova Ritmo firmato Mirko Del Prete rappresenta, oggi, una malinconica rivisitazione di un simbolo di un’epoca colpita da fatti di cronaca molto gravi, ma al tempo stesso un Italia in crescita dove il boom economico già anticipava i primi segnali di un consumismo sfrenato.