Silvio Berlusconi aveva previsto che la produzione della Fiat si sarebbe potuto spostare all’estero. Le sue parole sono diventate realtà.
Fuori da ogni ideologia e corrente di pensiero c’è da dire che ci sono uomini che hanno una visione più aperta di altri. Capacità, intelligenza, esperienza, sono questi i fattori necessari per avere una capacità previsionale a lungo termine. Silvio Berlusconi, il Cavaliere, forte della sua esperienza, dei suoi rapporti con imprenditori e politici aveva in un’intervista, già di dodici anni fa, anticipato il futuro della FIAT, mostrando grande preoccupazione per l’azienda torinese e i suoi lavoratori.

La complessità dell’argomento che tocca diversi campi della vita di un Paese, che vanno ben oltre la politica interna o una ristrutturazione aziendale, trova una semplificazione nei fatti, nelle scelte, che per un imprenditore sono sempre scommesse. L’erede dell’impero degli Agnelli, John Elkann, non sembra riuscire a portare avanti questi valori patriottici del nonno. L’Avvocato ci teneva all’Italia, molto di più di quanto abbiano dimostrato i suoi discendenti.
La fuga della Fiat
La Casa torinese oggi è parte integrante di un grande gruppo, vale a dire Stellantis, che fra alti e bassi deve far quadrare i conti e pensare alla sopravvivenza dell’azienda stessa, in un periodo di crisi del settore dell’automotive. Quali sono le soluzioni adottate per fronteggiare questo periodo complesso e difendere l’identità di un marchio storico come FIAT o Maserati? La risposta è semplice e la si potrebbe trovare all’ angolo di casa presso il mercato rionale di frutta e verdura, vale a dire ridurre i costi di produzione e pagare meno la manodopera. In basso il video del canale YouTube Vista Agenzia Televisiva Nazionale con l’intervento di Berlusconi.
Operazione che sembra riuscire molto bene ultimamente a Stellantis: la nuova Grande Panda elettrica è allestita in Serbia, la 600 full electric in Polonia, la Topolino in Marocco e solo parte della produzione, per il momento, è sopravvissuta a singhiozzo a Torino. La Maserati sembrerebbe mantenere il DNA italiano a dire di Stellantis. Questa perdita di identità ma anche di forza lavoro nostrana è la conseguenza di un mercato che cambia velocemente, di un’Europa che spinge le Case produttrici a produrre auto a pile nel pieno rispetto delle normative. Poteva essere evitato tutto questo? Elkann poteva difendere l’identità e il lavoro degli operai italiani? Non sta a noi dirlo, ma c’è una certezza documentata ed è la voce, il pensiero, del Presidente Silvio Berlusconi, che all’epoca aveva già preannunciato il cambiamento, la virata in Casa FIAT verso nuovi orizzonti.