In un’epoca in cui l’Abarth ha deciso di puntare sull’elettrico, gli appassionati potrebbero investire i propri soldi su un modello storico come l’A112.
L’idea per fronteggiare la Mini Cooper fu concretizzata dall’opera di Carlo Abarth che, in occasione del “Saloncino dell’auto sportiva” del 1970, si presentò con un prototipo su base “A112” espressamente pensato per le corse, con distribuzione a testa radiale, potenza di 107 CV e velocità di punta oltre i 180 km/h, ottenendo il corale consenso della stampa specializzata.

L’ultima realizzazione autonoma di Carlo Abarth fu un successo. Il prototipo era il tentativo di convincere la FIAT a garantire le basi meccaniche per realizzare, in piccola serie, autovetture destinate ai piloti privati, risollevando economicamente il glorioso marchio dello scorpione. Due prototipi di costruzione FIAT, uno con 63 CV a testata convenzionale e l’altro di 74 CV a testata radiale, svolsero i primi test su strada nel gennaio 1971, proprio mentre la FIAT stava chiudendo la trattativa per l’acquisizione della Abarth.
La rivalutazione di un gioiello Abarth
L’uso della A112 dello Scorpione nelle competizioni seguì immediatamente la messa in vendita della vettura e proseguì ininterrottamente per quasi vent’anni: la prima omologazione sportiva venne registrata nel marzo 1972, e l’ultima ebbe la scadenza del dicembre 1990. Prodotta in venti anni in ben sette serie, la prima presentata al Salone dell’automobile di Torino, nell’ottobre 1971, la “A112 Abarth” ebbe un immediato riscontro di pubblico, mietendo una sostanziosa quantità di ordinativi, nonostante l’elevato prezzo di ₤ 1.325.000, di poco inferiore a quello della Innocenti Mini Cooper MK3 (₤ 1.365.000). Date una occhiata al video in basso del canale YouTube Catoz93 per un sound spettacolare.
In totale vennero creati ben 121.600 esemplari di A112 Abarth in quasi 20 anni, pari a circa il 10% dell’intera produzione A112. Era una vettura per giovani che sognavano, con poca spesa e un kit di trasformazione pista, tanto vero che le A112 Abarth vennero impiegate in tutte le categorie sportive a ruote coperte, da uno sterminato numero di pro driver o dilettanti, conquistando un palmarès complessivo di alto profilo. Oggi, l’auto italiana ha un valore collezionistico difficile da quantificare, ma su un portale specializzato, ad esempio, si trova un solo esemplare italiano in vendita, una versione speciale proposta a 22.000 euro. Sarebbe un buon investimento per chi crede nel marchio dello Scorpione.