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L’angelo custode dei piloti di F1: funziona in questo modo, una vera garanzia

In F1 non mancano di certo i rischi in pista, ma per fortuna c’è un sistema che sembra essere una garanzia per molti piloti.

La storia dell’automobilismo su pista è ricchissima di episodi che hanno segnato profondamente il mondo delle corse, con gli incidenti che sono parte integrante di queste prove ad alto rischio. Gli incidenti si possono ridurre e si può provare in qualche modo a limitarli, ma togliere il rischio è impossibile.

La salvezza dei piloti F1 (Ansa – puntogar.it)

Per fortuna però si è fatto moltissimo in questo senso e non ha senso parlare di “eccesso di sicurezza”. La vita dei piloti deve essere salvaguardata e non si può pensare che solo perché hanno scelto un lavoro così pericoloso, allora tutto debba essere indirizzato solo verso lo spettacolo del pubblico.

I primi che capirono come fosse necessario fare qualcosa per la sicurezza dei piloti furono quelli della generazione tra fine anni ’60 e i primi ’70. A cambiare la storia ci pensò la morte di una delle più grandi leggende di sempre, quel Jim Clark che da molti è considerato come il più grande di sempre.

“Se è capitato a lui, allora può succedere anche a noi”, questo era il pensiero di fenomeni come Jackie Stewart o Jochen Rindt, quest’ultimo un altro pilota che perse la vita in pista. La stampa li additò di essere dei “Piloti latte e miele“, dei conigli insomma rispetto alla generazione che li aveva preceduti, tutto questo solo perché richiedevano sicurezza. Oggi le cose sono cambiate e c’è un sistema nelle monoposto che alle volte salva davvero la vita.

Cosa è il sistema Halo? Ecco come salva la vita

Sono state ferocissime le critiche da parte del grande pubblico nel momento in cui la Federazione ha deciso di installare sulle monoposto il sistema Halo. Si tratta di un sistema di protezione molto simile a un’aureola, infatti dà modo di circondare dall’alto il pilota.

Come funziona l’Halo delle monoposto (Ansa – puntogar.it)

Per poterlo rendere resistente era però necessario installare anche un piantone al centro della monoposto, il che sicuramente è molto limitante per i piloti. Questo infatti si piazza proprio davanti alla loro vista e crea di fatto un piccolo impedimento visivo, motivo per il quale in un primo momento fu altamente criticato.

Un altro aspetto delle critiche era legato al fatto del perché si dovesse creare un sistema che andasse a proteggere solo i pericoli dall’alto del piloti. Alla fine si è trattato di un sistema salvavita in ben due occasioni. La prima accadde a Monza 2021, quando il contatto tra Lewis Hamilton e Max Verstappen portò la Red Bull dell’olandese a impennarsi e solo la presenza dell’Halo evitò guai peggiori, visto che ruota anteriore destra toccò il casco del britannico.

Il caso più eclatante è però quello di Silverstone 2022, quando l’Alfa Romeo di Guanyu Zhou si ribaltò completamente e per diversi mostri volò con la testa del cinese rivolta verso il terreno. Solo l’Halo impedì di trascinare il corpo del pilota per diverse decina di metri, il che lo avrebbe portato sicuramente al decesso. Non solo non ci fu questa tragica conseguenza, ma il cinese dell’Alfa Romeo non ebbe la benché minima conseguenza.

Francesco Domenighini

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