La passione per i motori secondo Enzo Ferrari andava vissuta in ogni sua sfaccettatura. Uno dei suoi modelli preferiti non era nemmeno prodotto in Italia.
Un uomo silenzioso, serioso, uno sguardo profondo ed intenso dietro occhiali scuri. Enzo Ferrari l’uomo che ha realizzato le auto più belle al mondo, che ha fatto su strada ed in pista la storia dell’automobilismo con la produzione di veicoli da sogno subiva il fascino british.

L’eleganza, la classe, la ricercatezza i modi del gentiluomo inglese negli ’60 dettavano la moda in Italia, e viceversa l’originalità, la cura nei dettagli, l’artigianalità italiana, era apprezzata in Inghilterra e in America. Il risultato era che gli italiani vestivano con il taglio inglese e guidavano Jaguar e i paesi anglosassoni vestivano all’italiana alla guida di una Ferrari.
La vettura straniera amata da Enzo Ferrari
Invidiata, desiderata, sognata, l’auto del Cavallino considerata l’automobile sportiva per eccellenza e la più bella del mondo, ma non per l’uomo in giacca e cravatta, il Drake, che poteva averle tutte, Enzo Ferrari, su sua stessa ammissione una volta disse: “La Jaguar E-Type è l’auto più bella del mondo”.

Questo elegante gioiello di ingegneria fu costruito dalla casa britannica tra il 1961 ed il 1975, ne vennero prodotte 70.000 unità in un decennio e mezzo, ed ha ottenuto tanti riconoscimenti nella propria carriera, tanto vero che nel 2004, la rivista statunitense “Sports Cars International”, la mise al primo posto nella classifica delle auto sportive di riferimento degli anni ‘70. L’auto di Diabolik aveva un fascino inimitabile.
E’ questione di gusti, la bellezza è soggettiva anche per quanto concerne il mondo delle quattro ruote, ma anche chi non ha una sensibilità e una cultura automobilistica non può rimanere indifferente davanti all’unicità, alla classe e alla sportività della vettura inglese più famosa della storia, celebrata dalla cinematografia e dai fumetti. E-Type, ancora oggi, è il sogno di una generazione fortunata, che respirava libertà ed emancipazione attraverso i modelli stilistici e modaioli che arrivavano dalla lontana Inghilterra facendo eco nel Belpaese e non solo.