Il Gruppo Stellantis sta attraversando una crisi profonda ed Exor, holding della famiglia Agnelli, sta cedendo diverse attività italiane.
Quanto sia la reale responsabilità di John Elkann in questo disastro non ci è dato saperlo. L’intera industria delle quattro ruote sta attraversando una fase di crisi senza precedenti. Di sicuro tantissimi colossi non si aspettavano il boom delle tecnologie asiatiche e ora sono gli stranieri a fare la voce grossa sul mercato.
Nel giro di poco l’erede di Gianni Agnelli si è ritrovato a dover cedere emblemi del Made In Italy. La famiglia piemontese ha preferito alleggerire il proprio portfolio aziendale, vendendo asset strategici per rafforzare la liquidità e investire in nuove realtà. Una rivoluzione epocale che è coincisa con la recente vendita del settore commerciale di Iveco a Tata Motors, mentre la parte militare verrà ceduta a Leonardo.
Nel luglio 2025 Tata Motors ha messo le mani sull’azienda di Exor, per un controvalore di circa 3,8 miliardi di euro. L’operazione, valutata a 14,10 €/azione, riguarda la produzione di camion, autobus e powertrain e include la quota del 27,1% detenuta da Exor, con 43,1% dei diritti di voto. Le cattive notizie non sono finite.
La componentistica automobilistica italiana è in crisi da anni. Fiat Chrysler Automobiles (FCA) decise di vendere il gruppo a CK Holdings, controllata da KKR/Calsonic Kansei, per un valore complessivo di circa 5,8–6,2 miliardi di euro, con la holding con sede in Olanda che raccolse plusvalenze record. La tempistica fu ottima perché negli anni successivi è arrivato il vero crollo.
L’operazione di cessione per oltre 1 miliardo si concluse a maggio 2019, decretando la fine di una presenza centenaria nel ciclo produttivo delle quattro ruote italiane. Qualche anno dopo arrivò puntuale la cessione della compagnia riassicurativa PartnerRe. Comprata da Exor nel 2016 per 6,9 miliardi di dollari ed è stata venduta nel luglio 2022 al Gruppo francese Covéa per 9,3 miliardi di dollari. Una strategia vincente, con una plusvalenza di oltre 2 miliardi, che ha permesso a Elkann di incassare ancora e puntare su altri settori. Nel 2025 la Ferrari ha ceduto il 4% delle azioni e il Presidente ha avuto in dote 3 miliardi di euro. Incassi che stanno mettendo in cattiva luce anche il Made In Italy, sempre più in mani estere.