Le+auto+pi%C3%B9+brutte+della+storia%3A+classifica+e+foto
allaguidait
/articolo/le-10-auto-piu-brutte-della-storia/171700/amp/
Categories: Classifiche auto

Le auto più brutte della storia: classifica e foto

Questa classifica propone le 10 auto più brutte della storia secondo AllaGuida. Non è per niente una lista completa, l’elenco potrebbe essere molto più lungo. Nemmeno pretendiamo che tale giudizio sia definitivo: proprio perché personale e basato su questioni puramente estetiche, ognuno potrebbe mettere la propria classifica delle auto dal peggiore design e non sfigurerebbe. Abbiamo scelto modelli provenienti da tutto il mondo, alcuni dei quali mai commercializzati in Italia. Appartengono anche ad epoche diverse, ma tutte partono successivamente alla seconda guerra mondiale. La ragione è che solo dopo quel periodo il design ha cominciato a diventare un elemento fondamentale nella progettazione; anche prima esistevano auto molto brutte (come del resto bellissime), però c’erano esigenze tecniche molto stringenti e grandi limitazioni tecnologiche, economiche e produttive. Inoltre la nostra classifica non tiene conto di eventuali pregi tecnici o risultati commerciali di quei modelli.

10. Hyundai Atos

Anche solo 15 anni fa le nostre strade erano abbastanza popolate dalle Hyundai Atos. Veniva svelata per la prima volta nel 1997, ma sarebbe arrivata in Italia solo nel 1998. Aveva un design decisamente strano e poco riuscito, ma grazie al suo prezzo particolarmente allettante ed all’ottima abitabilità interne ne vennero vendute molte.

Il problema principale della Hyundai Atos sono le proporzioni: basta guardarla per attribuirle il titolo di “scatoletta”. Andando a vedere le dimensioni ci si accorge che le prime impressioni sono vere: la coreana, infatti, è più alta che larga (larghezza di 1495 mm, altezza di 1580 mm), numeri che la rendono decisamente sproporzionata. Il posteriore verticale, tagliato con l’accetta, con i fanaloni in alto avrebbe potuto raccogliere consensi in Asia, ma qui in Europa sicuramente non è mai piaciuto.

9. Fiat Duna

La Fiat Duna non può mancare in una classifica delle auto più brutte del mondo. Progettata in Brasile, da quelle parti ha avuto un successo formidabile. Probabilmente dovevano lasciarla lì. Cosa sarà mai venuto in mente all’amministratore delegato Paolo Ghidella quando nel 1987 decise d’importarla anche in Italia, non lo sapremo mai. La vedi arrivare dal muso e sembra una Uno, ma ti accorgi subito che qualcosa non quadra: c’è una coda che non dovrebbe esistere, sembra uno di quei lavori strani che fanno certi carrozzieri, invece no, l’hanno voluta proprio così.

E questo risultato estetico non è l’unico del suo genere: sono molte le sedan (o berline a tre volumi) per i paesi emergenti realizzate semplicemente “appiccicando” la coda ad una normale hatchback. Si pensi, ad esempio, alla bruttezza della Ford Fiesta sedan per il Sud America o la Cina…

Infatti era decisamente più gradevole la Duna Weekend, la sua versione station wagon, che non soffriva di questo effetto di “copia e incolla” della coda.

8. Fiat Multipla

Non ce l’abbiamo con la Fiat, la sua lunga storia è piena di auto assolutamente indovinate e geniali che amiamo ancora oggi e lo faremo per sempre. Non la Fiat Multipla, indipendentemente da quanti esemplari ne abbiano venduti. E’ soprattutto la prima serie del 1998 a provocare molte perplessità estetiche. Se la coda piattissima rispondeva ad esigenze di abitabilità (ma si poteva fare di meglio, soprattutto da parte di una casa come questa), cosa giustifica quel frontale manga? Il fatto che il museo di arte moderna di New York, il celebre Moma, abbia deciso di esporla nelle proprie sale non depone molto a favore dei curatori di tale museo. Bizzarra, decisamente.

7. Renault Avantime

Tra le auto brutte della storia una posizione la merita di sicuro anche la francese Renault Avantime. La carrozzeria monovolume discende direttamente dai furgoni, quindi è intrinsecamente difficile disegnarla bella. Ma a volte si esagera. La Renault Avantime uscì nel 2001 con la volontà di rivoluzionare il segmento di appartenenza: una monovolume di lusso, dalle dimensioni simili ad una BMW Serie 5 dell’epoca e con solo 3 porte. Se la guardi davanti, non noti quasi nulla di particolare. Un po’ originale, però nemmeno sgradevole. Quando la vedi scorrere e dalla fiancata noti qualcosa di maledettamente strano in fondo, ma non ci vuoi credere. Poi arriva la coda e sei costretto a fronteggiare la realtà: cosa ci fa quella “roba” dietro un’auto? Soprattutto, perché?

6. Ford Scorpio

Vale per Ford lo stesso discorso di Fiat: ne hanno fatte di stupende, ma a volte l’hanno anche fatta grossa. La Ford Scorpio prima serie, quella del 1985, non era malvagia; un po’ anonima, forse, però accettabile. Poi nel 1994 è arrivata la seconda serie. Certamente non era più anonima, ma forse sarebbe stato meglio se avesse continuato a passare inosservata. Un frontale strabico ed una coda indescrivibile. Mancano le parole, appunto.

5. Citroen AMI 6

Ci credereste che l’ha disegnata la stessa persona che creò la leggendaria Citroën DS? Ebbene sì, la Citroën Ami 6 fu opera nientemeno che di Flaminio Bertoni. La dimostrazione che anche i migliori artisti ogni tanto colpiscono a vuoto. Probabilmente anche Michelangelo costruì qualche brutta scultura, però lui riuscì a farne sparire ogni traccia. Più difficile quando se ne costruiscono centinaia di migliaia. Sì, perché la cosa curiosa è che commercialmente questo modello va definito un successo: infatti la produzione superò il milione di esemplari, dal 1961 al 1969. A difesa di Bertoni (che voleva una forma a due volumi, molto in anticipo sui tempi) va detto che il presidente Pierre Bercot impose vincoli molto stringenti, infatti voleva una carrozzeria a tre volumi e la stessa meccanica della 2CV. Ne uscì questa cosa strana col montante posteriore che rientra, come se fosse stato tamponato. Discutibile.

4. Ssangyong Rodius

Parlando delle auto più brutte del mondo, negli ultimi anni si è ritagliata un posto d’onore in queste discussioni anche la grossa monovolume Ssangyong. La Ssangyong Rodius è un esempio perfetto che testimonia quanto profonda sia stata l’evoluzione dei costruttori coreani nell’ultima decade, da un punto di vista del design. In questo caso però il progettista è un inglese, Ken Greenley. Già il frontale è discutibile. Ma quel “coso” alla coda, cosa dovrebbe essere? Era avanzata della lamiera e non sapevano dove metterla? Bocciato senza appello.

Pontiac Aztek

Anche qui è il nome a fare la differenza. Un gigante come General Motors non può permettersi di produrre una cosa del genere. La Pontiac Aztek potrebbe essere spiegata come un incidente in fabbrica. Forse i robot della catena di montaggio si sono guastati all’improvviso e hanno tagliato gli stampi a caso. Quando gli addetti se ne sono accorti, ormai ne avevano già prodotti troppi e gettarli via sarebbe stato costoso. Oppure, sempre per errore, avevano inviato tutti gli esemplari ai crash test. Anche nell’industria americana del 2001 potevano accadere cose molto strane.

Resta il fatto che tra le auto brutte, la Pontiac Aztek merita una menzione d’onore.

2. NSU Prinz

Quando pensate che le auto tedesche siano le migliori, ricordatevi della NSU Prinz. Il design voleva ispirarsi a quello delle grandi berline americane (Chevrolet Corvair, ad esempio), ma i risultati li potete vedere con i vostri occhi. Montava un asmatico motore da 600 cc bicilindrico con raffreddamento ad aria che la rendeva, però economica nella gestione.

Voleva essere in un certo senso la rivale della Fiat 500 tra le auto economiche, ma grazie al suo design orribile si guadagnò ben presto la fama di auto che porta sfiga. Ai tempi in cui se ne vedevano più esemplari per strada, non era raro vedere gli altri automobilisti fare degli sconguiri non appena ne incrociavano una.

1. Trabant

Se qualcuno volesse isolare un solo esempio dei danni prodotti dal comunismo, la Trabant sarebbe perfetta. La peggiore emanazione della Germania Est dopo la famigerata Stasi, il servizio segreto stile Gestapo ma con divise diverse. La propaganda tedesco-sovietica la spacciava come la risposta della DDR al Maggiolino Volkswagen. Ma mi faccia il piacere, avrebbe detto Totò. Davanti, dietro, di profilo: una vera porcheria. Per non parlare del resto. Difficile anche da riciclare, poiché era costruita in una plasticaccia orrenda. Chissà dove le hanno fatte sparire, considerando che ne furono costruite più di tre milioni.

CA

Published by
CA