Oggi ammiriamo il successo del brand Dacia, rientrante nel Gruppo Renault, ma anche la FIAT, sotto la guida di Marchionne, avrebbe potuto perseguire la strada del low cost.
Sergio, in un cassetto della tua scrivania è stato trovato un diario di appunti, scarabocchi e disegni di auto mai realizzate, di strade mai percorse, di storie mai scritte. Sergio, mi rivolgo a te come un amico, tu che per il mondo intero sei stato Marchionne, l’uomo che ha salvato la FIAT dal baratro, il dirigente che con idee innovative ha stravolto il canone tradizionale dell’azienda automobilistica più famosa in Italia. Da quel diario cosa non è stato sviluppato, cosa avresti voluto portare avanti nel lavoro se quel maledetto male non ti avesse strappato alla vita prematuramente. Stavi scavando nella storia, negli archivi dell’Innocenti.

Le prime voci circa una sua “rinascita” risalgono nel 2008, a distanza di oltre dieci anni di silenzio, nel corso di un congresso svoltosi a Torino, durante il quale manifestavi l’intenzione del Lingotto di realizzare una vettura low cost, sulla falsariga di quanto fatto da Renault con la Logan nel 2005, proposta con il marchio rumeno Dacia, che riscontrò un buon successo di vendite. Il genio ti ha sempre accompagnato, Sergio, e questa intuizione di creare un marchio di derivazione FIAT a basso costo, ha fruttato molto ad altre Case costruttrici di auto.
Il progetto celato di Marchionne
Oggi Stellantis in un certo qual modo vuole ripercorrere quel concetto con il brand cinese Leapmotor, ma il tuo sogno, il tuo progetto, aveva il sapore della storia, dell’identità italiana di un marchio storico come l’Innocenti, fondata a Milano dall’imprenditore toscano Ferdinando Innocenti nel 1933. Le attività di produzione erano concentrate sin dal 1933 nello stabilimento di Lambrate, quartiere della periferia est di Milano.

E’ forse volevi riprendere a scrivere quella storia del Made in Italy nel tuo diario, che fortunatamente per il Gruppo Stellantis, non è andato perso. E’ stato ritrovato e con esso una serie di idee tutte valide che sono al vaglio del Gruppo dopo anni. C’è ancora tanto lavoro da fare, e tanto altro sarà fatto nel tuo nome, perchè l’Italia che piace all’estero è quella delle idee, prima di tutto. L’estro manageriale dell’italo-canadese continua a rivivere in una veste tutta nuova.