Con tutta probabilità entro la fine di quest’anno i burocrati della Commissione Europea faranno un passo indietro sul ban dei motori termici previsto tra 10 anni.
L’industria delle quattro ruote del Vecchio Continente sta rischiando di finire in un baratro. I motivi sono legati a una crisi economica generale che sta spingendo tantissimi proprietari di vetture a tenersi strette le proprie storiche amiche fedeli con motori a combustione piuttosto che lanciarsi in una nuova tecnologia con tanti punti interrogativi ancora irrisolti. Le auto elettriche avrebbero dovuto già rappresentare il presente per poi essere il futuro dal 2035 in avanti, anno del divieto di commercializzazione dei veicoli termici, ibride comprese.

Il car market in uno stato di incertezza totale è piombato in un baratro. Le reti infrastrutturali di ricarica non sono sbucate come funghi nelle città e i prezzi delle batterie non sono calati come si diceva una decina di anni fa. I top brand che hanno convertito la produzione tradizionale per puntare sull’elettrico stanno collezionando flop e licenziamenti. Per anni sono stati fatti dei proclami in Commissione Europea sulla possibilità di crescita di un mercato green che, in realtà, nessuno stava aspettando e che la maggioranza degli automobilisti non acquisterà.
Solo dei progressisti del green dal portafoglio pesante hanno scelto di acquistare una EV, magari conservando comunque un’auto termica nel garage. I problemi andranno avanti, ulteriormente, perché piuttosto che investire nella nuova filiera dell’industria delle quattro ruote, i major stanno puntando all’ambito della difesa con spese militari ingenti.
Elettrico? No spese militari per la difesa
I proclami di un mondo più pulito hanno già ceduto il passo a scenari inquietanti. Oltre al danno la beffa per la produzione di veicoli pesanti che inquinano pure di più delle nostre normali auto. L’analisi della società di consulenza PwC Strategy& Italia, nello studio “Regearing for growth”, ha fatto luce sulla questione.

Iveco in primi con Leonardo, la crescita della spesa italiana della Difesa, in linea con gli impegni europei, preoccupa. Dopo aver raggiunto i 33,7 miliardi di euro lo scorso anno, si prevede una crescita fino a 51,5 miliardi nel 2027 e oltre 80 miliardi di euro entro il 2035. In termini di incidenza sul Pil, l’Italia passerà da una spesa pari all’1,5% nel 2024 al 2,3% nel 2027, fino al 3,5% nel 2035. Nel Vecchio Continente, il budget complessivo salirà da 326 miliardi nel 2024 a 690 miliardi nel 2035, con un peso sul Pil destinato a quasi raddoppiare all’3,5%.