Motori Euro 7, un disastro per l’Italia: le ultime novità dall’Europa

La rivoluzione nella mobilità sulle nostre strade non convince tutti e l’introduzione dei motori Euro 7 rischia di essere un disastro

La Commissione Europa accelera, l’Italia frena ma non è da sola. Perché lo sbarco dei motori Euro 7 che dal 2025 dovrebbero rivoluzionare la mobilità sulle strade del nostro continente fa ancora discutere e la posizione del governo non cambia.

Euro 7 attacco italia
L’Italia reagisce al progetto di motori Euro7 – allaguida.it

Un occhio ai tempi, un altro alle norme e già sappiamo che nei prossimi due mesi il testa a testa potrebbe diventare ancora più drammatico. Perché da Bruxelles premono per presentare il testo definitivo da far passare all’approvazione del Parlamento.

Ma non sarà un percorso facile, lo sappiamo da mesi ormai e la conferma è arrivata anche nelle ultime ore. Perché l’abbassamento del livello per le emissioni nocive dei motori endotermici, sulla carta assolutamente corretto, così come è stato studiato non piace a diversi Paesi ma anche alla maggioranza dei Costruttori.

Irrealistica, questo è l’aggettivo che usano alcuni governi per bollare la proposta della Commissione europea che rischia di avere effetti pesanti sugli investimenti nelle ricerche. Una battaglia appoggiata dalle Case Auto che già da tempo hanno pianificato i loro budget anche in questo settore così strategico.

La linea è tracciata: sì ai motori elettrici accanto a quelli ibridi, no invece a biocarburanti e benzine pulite, le stesse che la Formula 1 introdurrà a partire dal 2026. Alcuni grandi marchi sono già usciti allo scoperto chiarendo la loro posizione. Come Stellantis che investirà scarsissime risorse nell’Euro 7, Volkswagen che vuole far slittare tutto almeno fino al 2026 o ancora Renault che ha calcolato come i benefici siano inferiori ai costi.

Motori Euro 7, c’è chi dice no: la controproposta dell’Italia che non è da sola

Ma quali sono i Paesi fortemente contrari alla riforma e hanno quindi promesso battaglia in sede di discussione anche prima del voto? Insieme all’Italia, fin da subito sulla sponda opposta della barricata, anche Francia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria. Non a caso molti Paesi dell’Est europeo, ma soprattutto in generale nazioni che ospitano diverse fabbriche di auto.

Matteo Salvini dice no alla riforma
Matteo Salvini dice no (Ansa Foto) – Allaguida.it

Matteo Salvini, vice premier ma soprattutto titolare del Dicastero dei Trasporti, la scorsa settimana all’Automotive Dealer Day di Verona, aveva confermato la posizione intransigente. “Il nuovo standard europeo è chiaramente sbagliato nei modi e nei tempi oltre che inutile dal punto di vista ambientale”, aveva detto.

E adesso gli otto governi sono passati alle vie di fatto formali, inviando un testo alla presidenza di turno dell’Unione nel quale spiegano i loro dubbi. In particolare dicono di essere contrari ad ogni nuova norma sulle emissioni di gas di scarico per auto e furgoni. Sarebbero dannose perché andrebbero a pregiudicare gli investimenti del settore che mirano “al raggiungimento del percorso di transizione net-zero stabilito nel regolamento sulle emissioni di Co2 recentemente adottato”.

Invece secondo questi 8 Paesi le nuove regole dovrebbero puntare a migliorare le prestazioni in termini di emissioni che saranno ancora importanti dopo il 2035. Quello è il limite temporale fissato per vietare la vendita di veicoli non elettrici.

Ma non c’è solo questo. Perché adattarsi in così breve tempo alle nuove regole che prevedono l’entrata in vigore dal primo luglio 2025 per autovetture e furgoni e il primo luglio 2027 per i veicoli pesanti rischia di essere una mazzata per i cittadini. Le aziende infatti potrebbero essere costrette ad alzare i prezzi dei loro mezzi con logiche conseguenze sulle casse delle famiglie.

La proposta della Commissione Europea: tempi e costi della rivoluzione sulle nostre strade

Ma cosa dice il testo della riforma così osteggiato da diversi Paesi? Lo conosciamo dallo scorso autunno nella sua prima stesura in attesa di quella definitiva attesa a breve. Una trasformazione totale per tutti i veicoli a motore, elettriche comprese, per eliminare alcuni elementi inquinanti a partire dagli ossidi di azoto e il particolato).

Euro 7, le nuove regole volute dalla Commissione Europea
Euro 7, le nuove regole (Ansa Foto) – Allaguida.it

Tutto parte da un progetto ambizioso ma anche realistico: l’Europa ha deciso ridurre del 100% le emissioni di CO2 per auto e furgoni entro il 2035. Il discorso è esteso anche agli autobus e ai veicoli commerciali pesanti e per questo l’introduzione dell’Euro 7 è necessaria. I limiti per gli ossidi di azoto oggi sono stabiliti in 60 mg/km per i motori a benzina e in 80 per i diesel mentre la nuova normativa stabilisce la soglia a 60 per entrambi.

La Commissione ha esaminato anche i costi legati all’applicazione delle nuove disposizioni, a partire dall’aumento dei prezzi per i mezzi. “Gli incrementi di costo previsti in relazione alla situazione attuale – si legge – rappresentano solo una piccola frazione del prezzo totale del veicolo, ovvero tra 90 e 150 euro per auto e furgoni e circa 2700 euro per camion e autobus”. Ma i benefici che ne deriveranno per la qualità della vita di tutti saranno nettamente superiori.

E il regime di concorrenza? Secondo la Commissione Europea anche altri produttori mondiali come Brasile, Cina, India e Australia, adegueranno i loro standard a quelli europei. Quindi tutti i veicoli dovranno essere dotati di sistemi di monitoraggio delle emissioni, senza eccezioni.

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