Italia e Spagna, in tema di pensioni, sembrano aver unito le forze burocratiche allo scopo di dilatare al massimo l’età pensionabile.
Il mercato del lavoro in Italia come in Spagna, premia l’anzianità e l’esperienza. Nulla di male se non fosse che di mezzo ci vanno anche i giovani alle prime armi. A quanto pare cresce il desiderio di trattenere il lavoratore anziano sul posto di lavoro. Come? Ci ha pensato Maroni nel 2023, con un incentivo al posticipo del pensionamento per i lavoratori dipendenti: chi avesse maturato i requisiti di quota 103 (almeno 62 anni di età e almeno 41 di contributi), poteva rinviare il pensionamento e continuare a lavorare percependo in busta paga la quota di contributi a suo carico (pari a circa il 9%) della retribuzione imponibile a fini previdenziali. Tale importo, però, era soggetto a prelievo fiscale, andava cioè ad aggiungersi all’ammontare della retribuzione e come tale veniva tassato.

L’incentivo non è piaciuto ai lavoratori dipendenti. Dal flop, quest’ anno si è passati all’esenzione fiscale, vale a dire al non dover pagare le tasse sulla quota aggiuntiva in busta paga, perché la maggior retribuzione determinata dai contributi non versati viene successivamente neutralizzato dal minor importo della futura pensione. Si è previsto che ci sarà un’adesione di soli 7mila persone nel 2025.
Come funziona il Bonus Maroni
Ben diverso fu il primo bonus Maroni, fruibile dal 2004 al 2007 dai dipendenti del settore privato che raggiungevano i requisiti per la pensione di anzianità senza accedervi. I lavoratori posticipavano il pensionamento, ma in busta paga ricevevano tutti i contributi, circa il 33% della retribuzione e in modalità esentasse: un successo!

Non ci vuole un economista per capire che in Italia si lavora fino agli ultimi giorni di vita, o meglio si incentiva a farlo, poi ciò che resta dopo è una vecchiaia fatta di malanni e farmaci per i più fortunati. Una vita intera di lavoro, dove si posticipa un momento che potrebbe essere anche bello se non si fosse troppo anziani per godere del meritato riposo. Purtroppo questa mentalità sembra dura a morire e le istituzioni non hanno cambiato approccio negli ultimi tempi.