Il mercato delle quattro ruote sta vivendo una fase di crisi con pochi precedenti storici. Il problema non sarebbe il prezzo, ma un altro elemento.
Chi ci segue o segue il mondo dell’automobile spesso sarà inciampato in articoli che evidenziano la crisi globale del settore automotive. Ricercare le cause, a volte non è sufficiente per trovare e dare risposte alla clientela. Siamo di fronte ad un passaggio epocale, dove un vecchio mondo fatto di bellezza e ricercatezza nello stile lascia il testimone a Casa costruttrici acerbe di esperienza, intente solo a valorizzare il risparmio energetico mettendo in campo, e sul mercato, auto molto simili tra di loro, dal disegno anonimo, a volte, insignificante che non ha una traccia nel passato né segna una strada per il futuro.

Salvo qualche Casa costruttrice che ha sfornato, negli ultimi anni, dei modelli interessanti a prezzi stellari, le altre Case lavorano sulle stesse piattaforme, cambia solo il nome e il modello ma la sostanza è quella per chi ne capisce. Un mercato sempre più confuso che spinge molto, e non solo per ragioni economiche a tenersi in garage la propria vecchia auto, meno tecnologica, meno innovativa ma magari con più personalità. Siamo di fronte, nel settore automobilistico, ad impoverimento di idee per un eccesso di prodotto.
La crisi dell’automotive moderno
In passato si producevano meno modelli destinati a durare nel tempo. Lo stesso lo si può affermare senza tema di smentita per le due ruote. Gli appassionati, i competenti, segnano storicamente nei primi anni duemila lo spartiacque che vede l’affievolirsi di progetti coraggiosi a favore di un principio della domanda che strizza l’occhio al semplice risparmio.

E’ un trend che seguono molte Case che hanno ceduto alla politica europea a volte del green a tutti i costi. In certi casi l’aumento dei prezzi di autovetture utilitarie non è giustificato da un bel nulla. Crisi di settore? Troppo facile essere riduttivi trovando le colpe in altri. La verità sta sempre nel mezzo e va ricercata nel DNA che ha fatto grandi marchi blasonati che oggi hanno perso di fascino e si potrebbero fari anche i nomi: Jaguar, Maserati, MG, Rover. Dove è finito quel fascino inglese, italiano o americano? Pininfarina è stato un simbolo di bellezza e certi principi non passano mai di moda. “Il semplice design non basta, serve un sistema che lo preservi e lo valorizzi. Un bel design non deve essere estetica fine a sé stessa, deve essere un investimento vitale”, ha annunciato il CEO di Pininfarina, Silvio Angori.