Oggi vi parleremo di un’auto unica ed inimitabile, vale a dire una della Abarth più strambe della storia del marchio. Ne fu prodotto un solo esemplare che oggi è esposto in un museo in Olanda.
Uno dei tanti marchi italiani ormai defunti, o quasi, è la mitica Abarth, ridotta da Stellantis ad elaborazioni elettriche delle FIAT più recenti. In passato, la casa dello Scorpione ha però dato origine a dei modelli mitici, che sono rimasti incastonati nella memoria degli appassionati. La vettura di cui vi parleremo oggi è più simile ad un UFO che ad un’auto, e fu infatti una Concept Car prodotta nel 1955, che non è mai diventata un modello di serie.

Stiamo parlando, nello specifico, della splendida Abarth 209A Boano Coupé, che quest’anno compie 70 anni di vita. Come anticipato, è sempre rimasta una Concept Car che non ha avuto seguito in un modello di serie, e chiunque la volesse visitare da vicino, non dovrà far altro che recarsi a L’Aia, in Olanda, presso il Louwman Museum, dove è esposta. Il passo è di 2.050 mm, ma ad impressionare è il peso, contenuto in soli 650 kg, e la caratteristica forma che ricorda un UFO, o almeno l’idea generale che c’è su questi misteriosi oggetti non identificati.
Abarth, tutto sulla splendida 209A Boano Coupé
Il progetto dell’Abarth 209A Boano Coupé fu curato da Carlo Abarth e Mario Felice Boano, e quest’ultimo ne curò lo stile assieme a Giovanni Michelotto. Boano, nel 1954, lavorava alla Ghia, e volle progettare un’auto sportiva con l’obiettivo di conquistare il mercato americano. Si rivolse perciò al patron dell’Abarth, con il quale aveva già collaborato in passato. La gran parte dei componenti fu presa dalla FIAT 1100, tra cui le sospensioni, il cambio ed il motore da 1,1 litri. Ci furono sostanziali modifiche, che la portarono ad una potenza massima di 66 cavalli e 186 km/h di top speed, un risultato non da poco per quell’epoca.
La potenza del motore, rispetto a quello originale, fu quasi raddoppiata, dal momento che la 1100 sopracitata non andava oltre i 36 cavalli. La presentazione avvenne al Salone di Torino del 1955, per poi essere esposta anche al Salone di Ginevra ed a quello di Chicago, negli USA. Tony Pompeo, l’importatore americano, ne ordinò 12 esemplari, ma si decise poi di non effettuare la produzione in serie di questa mitica Abarth, che rimase dunque un sogno irrealizzato. Di certo, vederla riposare in un museo non era il sogno di coloro che la progettarono, vista l’esclusività del gioiello italiano.