La Maserati vive uno dei momenti più bui della sua intera storia, ma oggi vi porteremo indietro nel tempo per raccontarvi le avventure di uno dei modelli più spregiudicati della storia. Ecco i suoi segreti.
Sino a qualche anno fa sarebbe apparso come uno scenario impossibile a cui credere, ma oggi la situazione è quella che tutti noi conosciamo. La Maserati è un brand in crisi nera, che ha visto crollare i propri volumi di vendita nel corso degli ultimi anni, sino ad obbligare il gruppo Stellantis ad organizzare un apposito piano di rilancio. In questi mesi, si è parlato anche di una possibile cessione ai cinesi di Dongfeng, che la holding multinazionale olandese ha prontamente smentito.

La casa del Tridente, in ogni caso, ha necessità di tornare allo splendore del passato, fatto di modelli da sogno come la portentosa MC12, o di altri progetti che ne hanno segnato la storia. Oggi vogliamo parlarvi della Maserati Chubasco, un prototipo prodotto nel 1990, sfortunatamente in un solo esemplare. Del progetto di serie non se ne fece nulla e l’auto non fu mai messa in vendita, un gran peccato, perché, a giudicare dalle forme, crediamo che avrebbe potuto dar battaglia anche alle Ferrari dell’epoca.
Maserati, il concept Chubasco che conquistò tutti
Il design della Maserati Chubasco fu curato dal grande Marcello Gandini, ed il suo nome deriva da un vento che soffia nel Centro e nel Sud America. Si trattava di una supersportiva con carrozzeri berlinetta, con due posti a bordo ed un motore centrale. Gandini pose al centro del proprio progetto l’aerodinamica, con ben tre prese d’aria poste nella parte anteriore, utili a convogliare l’aria verso le prese d’aria posteriori, così da generare dei flussi efficienti. Veniva così perfezionato l’effetto suolo, migliorando anche il raffreddamento del motore. I fari a scomparsa erano una delle caratteristiche principali del modello, così come le portiere che si aprivano a forbice.
Il tetto era ad apertura elettrica e scorreva all’indietro verso il vano motore. A spingerla c’era un motore V8 biturbo da 3,2 litri e 430 cavalli di potenza massima, un’evoluzione di quello montato sulla Maserati Shamal, con cambio manuale a sei marce, situato sull’asse posteriore. I vertici della casa di Modena si resero conto che l’auto sarebbe stata troppo costosa da mettere in produzione, decidendo così di bloccare il progetto. L’unico modello esistente è oggi conservato presso il Museo Panini Maserati di Modena, dove è possibile ammirarla in tutto il suo splendore. Non ve ne pentirete.





