Sergio Marchionne è scomparso ormai da quasi sette anni, ma in pochi hanno dimenticato il suo metodo di lavoro, che portò alla salvezza della FIAT. Oggi vi parleremo di un curioso episodio che lo vide protagonista.
L’automotive è da diverso tempo in grave crisi in Italia, un paese dove, una volta, era uno dei fiori all’occhiello. Del lavoro fatto da Sergio Marchionne non è rimasto sostanzialmente nulla, visto che il gruppo Stellantis sta delocalizzando la produzione all’estero, facendo perdere ai marchi nostrani la loro storicità. L’Alfa Romeo è un brand che ormai produce solo SUV, per non parlare di Lancia e Maserati, ormai in crisi nera da diversi anni.

Marchionne, seppur con metodi che hanno fatto discutere in molti casi per via dei licenziamenti attuati, era riuscito a salvare la FIAT da un crollo che sembrava certo nei primi anni Duemila, lanciando modelli di successo come la Grande Punto e la 500. Inoltre, ha avviato il rilancio dell’Alfa Romeo con modelli come la Giulia ed il SUV Stelvio, ma la sua prematura morte, datata 25 luglio 2018, gli ha impedito di terminare la propria opera. Oggi vi riporteremo alle sue dichiarazioni di qualche anno fa, quando mise a paragone l’Italia con le altre realtà straniere.
Marchionne, quella volta che se la prese con le ferie di agosto
Tempo fa, Sergio Marchionne raccontò un curioso aneddoto che risaliva al 2004, l’anno del suo approdo in FIAT, che all’epoca viveva la sua fase di peggiore crisi. Secondo quanto fu reso noto, la casa di Torino perdeva qualcosa come 5 milioni di euro al giorno, e, recatosi a Torino, nel mese di agosto, si accorse che non c’era nessuno. A quel punto, chiese dove fossero tutti, e gli fu risposto che i lavoratori erano in ferie. Lui risposte: “Ma in ferie da cosa?“. Fu una dura critica alla gestione dell’epoca, ma anche un attacco a quel tipo di mentalità.

Ed infatti, Marchionne sottolineò come una multinazionale straniera non dava alcuna importanza alle ferie, perché c’era bisogno di restare al passo in ogni periodo dell’anno, e funzionava così ovunque, mentre la FIAT chiudeva sostanzialmente per un mese. Il mondo, secondo quanto disse il manager nativo di Chieti, non aveva alcun interesse per le tradizioni e la mentalità italiana, e per permettere ad un’azienda di adempiere ai propri compiti, non ci si poteva permettere di fermarsi. E quell’insegnamento non può restare inascoltato.