La crisi che sta coinvolgendo la filiera delle quattro ruote sta spingendo il Presidente John Elkann a prendere delle decisioni estreme.
Il numero 1 del Gruppo Stellantis si trova davanti uno scenario inquietante. L’erede dell’impero di Gianni Agnelli aveva spinto per la fusione tra FCA e PSA, convinto che le strutture moderne della parte francese sarebbero risultate indispensabili per la creazione di macchine elettrificate di ultima generazione. Con la dead line europea sui motori termici del 2035, i marchi europei hanno creduto alla creazione di gamme full electric. Lancia, Fiat, Alfa Romeo, Maserati si sono lanciate nella creazione di modelli che sfruttassero le tecnologie 2.0 per ingolosire i progressisti green.

Il risultato? Dopo le dimissioni di Tavares, il colosso italo-francese avrebbe innestato la retromarcia, cercando di correre ai ripari con il lancio di motori termici. Con troppo ottimismo erano nate vetture ibride ed elettriche che non hanno convinto i puristi. Nel frattempo i fatturati sono crollati e diversi marchi del Gruppo devono affrontare una forte crisi.
Stellantis fugge all’estero
Per ovviare ai costi crescenti delle lavorazioni in Italia, John Elkann starebbe mettendo in atto una strategia di contenimento dei prezzi. Il metodo? Spostare la manodopera in realtà più povere dove gli stipendi degli operai sono molto più bassi. Un metodo che ai vertici di Renault sta dando grandi risultati con la produzione delle auto Dacia.

L’impianto serbo di Kragujevac avrebbe dovuto far decollare le vendite della Grande Panda, ma gli stipendi proposti, persino sotto la media nazionale, hanno fatto scoppiare un putiferio. In base agli ultimi rumor il Gruppo Stellantis avrebbe intenzione di importare operai dal Nepal e dal Marocco. Si parla anche di Algeria, a Tafraoui, nella zona occidentale del Paese nordafricano, nella logica di risparmio. Gli italiani? Pagati ovviamente uno stipendio superiore rispetto ai serbi stanno andando avanti con contratti di solidarietà.
Samuele Lodi, responsabile automotive della Fiom Cgil, al Fatto ha annunciato che “Stellantis ha un problema di competenze nello stabilimento in Serbia. Hanno bisogno di maggiore esperienza e potrebbero avere in prospettiva un problema di richiesta del mercato superiore alle forze disponibili; ecco perché stanno anche valutando di fare un investimento in Marocco per trasferire la produzione della Grande Panda”. La vettura avrà presto un motore 100% termico per ovviare alle scarse vendite delle varianti elettrificate in commercio. La situazione negli stabilimenti italiani è gravissima perché su circa 34.000 dipendenti complessivi, 20.000 sono coinvolti dalla cassa integrazione. A Cassino, Termoli e Melfi gli operai di produzione lavorano non più di 5/6 giorni e la situazione non è destinata a migliorare.