Il gruppo Stellantis continua a suscitare polemiche ed indignazione, ed ora è una lavoratrice del colosso di proprietà di John Elkann ad alzare la voce. Arrivano parole durissime sulla gestione di questa nota azienda.
L’unico produttore di auto in Italia è il gruppo Stellantis, che sta scatenando una miriade di polemiche per i suoi metodi di lavoro, che hanno condotto al crollo più totale dei numeri nel nostro paese. C’è il serio rischio che il 2025 si concluda con un massimo di 400.000 veicoli assemblati, facendo peggio del già deludente 2024, quando non si era arrivati neanche a mezzo milione. I posti di lavoro continuano a diminuire, e la situazione è ormai al collasso, con stabilimenti sempre meno redditizi e sempre più vuoti.

In queste ultime ore, è stato reso noto che il Plant di Cassino resterà chiuso sino a settembre, con i lavoratori costretti a far leva, per l’ennesima volta, sugli ammortizzatori, e senza nessuna garanzia sul loro futuro. Stellantis sta zoppicando in ogni dove ed investe sempre meno in Italia, lasciando i lavoratori in un completo stato di abbandono. Ora una lavoratrice ha deciso di alzare la voce senza alcuna paura, denunciando tutto ciò che sta accadendo in questi anni.
Stellantis, polemiche da una dipendente di Melfi
Una lavoratrice dello stabilimento Stellantis di Melfi ha deciso di dire la verità sui metodi di lavori attuati nello stabilimento lucano, nelle dichiarazioni riportate dal sito web “Basilicata24.it“: “Una volta si lavorava di squadra, c’erano le riunioni nelle Ute, gli ingegneri ti ascoltavano e ti motivavano, oggi il sistema è gerarchico, quasi militare. Si lavora malissimo, con il metodo imposto dai francesi ci troviamo tutti male. Pezzi e particolari arrivano all’ultimo momento“.

La dipendente di Stellantis non ha paura di dire come stanno le cose: “In questo modo, anche la qualità delle auto prodotte non può che risentirne, è normale. L’organizzazione di oggi è davvero pessima, con tempi di lavoro calcolati come se pezzi e particolari fossero a disposizione, non considerando che ci vogliono dei tempi per trovare dei pezzi nei cassoni. Tutto è illogico, è una corsa contro il tempo. Vedo i più giovani andare su e giù come se fossero delle trottole, a rincorrere la linea. Le auto escono incomplete, poi devono essere recuperare in seguito. Chi non si adatta viene scartato e la settimana successiva resta a casa, rimpiazzato dal collega che tace ed acconsente“.