John Elkann, numero 1 del Gruppo Stellantis, è finito sotto attacco. Carlos Tavares ha raccontato i dettagli del suo exit dall’azienda.
I numeri di Stellantis si fanno di mese in mese più critici. La responsabilità è anche dell’ex amministratore delegato Carlos Tavares che ha compiuto delle scelte audaci che non hanno pagato. Il manager portoghese ha creduto sin troppo alla diffusione di auto elettriche in Europa, puntando su vetture che non hanno ingolosito i clienti. L’unica mossa indovinata riguarda l’investimento fatto sulla start-up Leapmotor, in rapida crescita.

Per anni Carlos Tavares è stata una delle figure più impattanti dell’industria dell’Automotive, avendo il pieno appoggio di John Elkann, numero 1 di Stellantis. Il portoghese veniva dal ramo francese PSA del colosso e, con l’unificazione con FCA, si è ritrovato in una posizione apicale. L’esperienza avrebbe dovuto invitarlo a prendere scelte più ragionate, ma prima che la nave potesse inabissarsi, ha deciso di lasciare il timone a qualcun altro. Al suo posto è arrivato Antonio Filosa.
“Un giorno, John Elkann mi chiamò e mi disse che non si fidava più di me”, ha sancito Tavares a poche ore dal lancio del suo libro Un pilota nella tempesta, previsto nelle librerie il 23 ottobre. In una intervista rilasciata al magazine francese Le Point, Tavares ha fatto luce sulle questioni interne al gruppo, ricordando come Stellantis si fosse trovata nel pieno di una trasformazione epocale dell’industria delle quattro ruote.
L’annuncio di Tavares su John Elkann
“Ero all’Estoril, in Portogallo, quando John Elkann mi chiamò per dirmi che aveva perso la fiducia in me – ha spiegato l’ex amministratore delegato del Gruppo Stellantis – Ero lì per eseguire un piano già validato, ma mi dissero di fermarmi e tornare al punto di partenza. Io scelsi invece di accelerare sul piano elettrico”.

Tavares ha spiegato che lui ha deciso di accelerare con l’elettrificazione delle gamme per i suoi nipoti e per il clima. Parole che destano veramente sdegno alla luce di migliaia di persone che sono in cassa integrazione e sono state licenziate per la mancanza di aderenza alla realtà del manager. “Mi assumo tutta la responsabilità – ha aggiunto il portoghese – Sono stato il capo, nel bene e nel male. Ho commesso errori, ma spero di aver azzeccato l’80%. Non mi autoflagellerò per questo”. Si godrà la sua buona uscita milionaria, sorseggiando un buon vino in Portogallo.