Michael Schumacher torna a far parlare di sé con una notizia che ha scosso i tifosi di tutto il mondo lasciandoli senza parole.
In questi anni si è parlato moltissimo di un campionissimo come Michael Schumacher, con il sette volte campione del mondo che da anni vive una situazione drammatica. Quel volo con gli sci lo ha portato al coma e ancora oggi le sue condizioni non sembrano migliorare.
Il Kaiser però lo vogliamo ricordare per come era quando era in pista, ovvero uno dei più leggendari e sensazionali piloti della storia. Favoloso sul bagnato, eccezionale in fase di sorpasso e di difesa, oltre che un geniale collaudatore.
Se la Ferrari ha avuto modo all’inizio degli anni Duemila di contare su una monoposto leggendaria è grazie soprattutto al duro lavoro di Michael. Il tedesco ha infatti dato gli spunti giusti per poter perfezionare la monoposto e passare così da quella vettura molto ballerina e di certo non performante del 1996 alla perfezione assoluta delle annate 2002 e 2004 su tutte.
Schumacher inoltre ha saputo sempre fare gioco di squadra, capendo quando era il momento giusto per lasciare spazio anche ai suoi compagni. Memorabile nel 1999 quando provò in tutti i modi a rientrare nelle ultime due gare del Mondiale per aiutare Eddie Irvine a vincere il titolo, obiettivo purtroppo sfumato.
Il suo secondo pilota più famoso è però senza ombra di dubbio il brasiliano Rubens Barrichello. Rubinho è stato colui che ha accompagnato il Kaiser in tutti i suoi cinque successi a Maranello, ma a quanto pare ora vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Barrichello contro Schumacher:” La squadra era solo per lui”
Nonostante in passato abbia dichiarato in varie occasioni che la differenza sostanziale tra i due fosse legata al maggior talento di Schumacher nei suoi confronti, ora Barrichello sembra cambiare versione dei fatti. Lo riporta formulapassion.it, con il brasiliano che parla di chiare differenze di trattamento tra i due.
“Michael non mi ha mai realmente sostenuto, nonostante io abbia sempre fatto di tutto in carriera per avere un buon rapporto con i miei compagni. Non ha mai fatto nulla per aiutarmi e a un certo punto ho pensato che la squadra lavorasse solo per lui. Indubbiamente lui era più forte di me, ma il fatto che fosse in Ferrari dal 1996 lo ha aiutato, oltre al fatto che per Jean Todt era come un figlio”. Parole dunque molto dure e inattese quelle di Barrichello che vuole dare la propria versione dei fatti.
Stando a quanto riporta il brasiliano inoltre nel suo contratto non si è mai parlato di non lottare con Schumacher per la vittoria finale. Alla fine ha deciso di accettare molte istruzioni di squadra più per il bene della Ferrari che per reale interesse personale, ma sarà davvero tutto come dice Rubinho?
Il brasiliano è stato un grande talento in F1, ma lui stesso è il primo a riconoscere che in Ferrari era giustamente il secondo. Nel 2001 la Ferrari aveva già una monoposto dominante e non riuscì comunque a chiudere secondo. Che in F1 ci sia differenze tra primo e secondo pilota è un segreto di Pulcinella, ma ogni squadra sa di dover puntare sul proprio pezzo grosso e lavorare per lui per poter vincere il Mondiale e con Schumacher non c’era partita.