Valentino Rossi ha vissuto un dramma: la confessione del suo ex manager fa piangere tutti

Il 9 volte campione del mondo, Valentino Rossi, ha vissuto un evento tragico che lo ha cambiato per sempre. Ecco di cosa si tratta.

Chi sale in sella a una moto la prima volta non sa che può essere una passione pericolosa, duratura, anche tutta la vita, a volte oltre la stessa. Ci sono drammi e traumi che tornano ogni notte nella mente di chi li ha vissuti come spettatore, ed oggi ricordiamo, riportandole le dichiarazioni del manager Carlo Pernat, conosciuto nell’ambiente semplicemente come Carletto che ci fa rivivere, aprendo una ferita mai rimarginata nel cuore degli appassionati: la morte del fenomeno Marco Simoncelli a Sepang.

Il dramma di Valentino Rossi
Il dramma di Valentino Rossi in MotoGP (Ansa) Allaguida.it

Lo scopritore di talenti italiani eccezionali, nel ricordo del SIC, ha dichiarato: “È quello che mi manca di più. Questo vinceva. Quando è morto, ho vissuto per due mesi a casa sua, coi genitori. Non l’ho mai detto a nessuno, ma io volevo smettere e così anche suo papà, Paolo. Ci siamo salvati a vicenda, entrambi abbiamo poi continuato, io col mio lavoro e suo padre con la squadra”. Dalla tragedia è nato un progetto. In sei anni i due hanno fatto nascere una fondazione, che oggi raccoglie due milioni di euro all’anno per darli in beneficenza.

I dramma vissuto da Valentino Rossi alla morte di Simoncelli

Attore della tragedia in pista a Sepang, l’amico Valentino Rossi. Lo chiamavano “il patacca” il SIC perché Marco era ingenuo, ma amico con tutti. Dopo il lutto per due mesi il numero 46 non venne mai a trovare la famiglia. “Siccome l’ultimo colpo con la ruota glielo diede lui, si sentiva in colpa di averlo ucciso: da allora non è stato più lo stesso, secondo me se lo sta portando ancora dietro, ha assicurato Carlo Pernat che ha conosciuto ogni aspetto del carattere di Valentino Rossi e Marco Simoncelli.

Valentino Rossi e il dramma di Simoncelli
Valentino Rossi sconvolto dal morte di Simoncelli (Ansa) Allaguida.it

Me lo raccomandarono tutti, allora tutti i piloti volevano venire in Aprilia. Lo andai a vedere e belin, faceva delle traiettorie che nessun pilota faceva, però andava spesso per terra. Mi innamorai di lui, per quel modo di guidare. Si vedeva che aveva un talento che gli altri non avevano, anche se non avrei mai creduto che potesse vincere nove mondiali. Dovetti insistere e non poco, ma convinsi il patron, dato che avevamo già vinto una volta con Max Biaggi, anche lui sconosciuto quando lo presi. Inizialmente non sapeva andare sul bagnato, cadeva sempre. Poi ha conquistato tutti”, ha ricordato il manager italiano.

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