Il mercato delle auto elettriche si sta rivelando un vero disastro per le case produttrici europee. Con immenso ritardo il Gruppo Volkswagen ha capito che occorre fare un passo indietro.
Non ci voleva un genio per capire che il mondo non avrebbe mai accolto in modo favorevole l’industria delle quattro ruote alla spina. Una tecnologia che è arrivata come un obbligo per le Case e una raccomandazione per gli automobilisti che, salvo passi indietro della Commissione europea, diventerà una imposizione dal 2035. Con il ban alle auto termiche tutta Europa dovrebbe essere costretta a comprare nuove auto elettriche. Sulla base di questo presupposto i più grandi colossi del Vecchio Continente hanno cominciato a investire su una tecnologia che non convince.

Le auto elettriche non sono scese di prezzo a causa dei prezzi delle batterie e, dopo anni, risultano ancora inefficienti. Chi vuole un’auto attuale sta comprando motori ibridi di estrema qualità che non trasmettono ansia alla guida. Chi è cresciuto a pane e odore di benzina ha preferito tenersi la cara vecchia auto termica. Per questo il parco circolante è sempre più vetusto. Il car market è andato in tilt e ora a pagarne le conseguenze maggiori sono i lavoratori della filiera. La Volkswagen ha proposto una ampia gamma di EV che non ha scaldato i cuori. Solo una nicchia di progressisti green ha acquistato questi veicoli per poi magari avere in garage comunque un veicolo con motori tradizionali per i lunghi spostamenti.
Passo indietro della Volkswagen
La Casa di Wolfsburg non ha ancora capito quanto siano stati folli i proclami fatti negli anni passati, ma tramite in numeri ha capito che è necessario fermare questa suicida tendenza green. Volkswagen ha annunciato la sospensione temporanea della produzione in due impianti chiave, Zwickau e Dresda, per la produzione elettrica. Lo stop avverrà il 6 ottobre e durerà per tutta la prima settimana delle vacanze autunnali. La domanda è debole ed è inutile continuare a produrre auto che non si vendono.

Stellantis sta procedendo alla chiusura temporanea di sei stabilimenti in Europa, tra cui Poissy in Francia e Pomigliano in Italia, per un totale di 62 giorni di stop produttivo. Stesso problema in Eisenach in Germania, Saragozza e Madrid in Spagna, Tychy in Polonia. Bosch ha deciso per un taglio di circa 13.000 posti di lavoro nel mondo e i licenziamenti fioccheranno nei prossimi anni.