L’Autobianchi Y10 ha appena compiuto 30 anni ed abbiamo voluto ricordare la sua storia in questo articolo, per celebrare al meglio il compleanno di un’auto che ha davvero segnato un’epoca. Anche in Fiat hanno voluto dedicarle attenzione, lanciando sul mercato la versione speciale della Lancia Ypsilon, battezzata 30th Anniversary. Era il 1985 e al Salone di Ginevra di quell’anno veniva svelata la nuova utilitaria del marchio Autobianchi, ultimo modello della casa tra l’altro, che avrebbe dovuto prendere il posto dell’oramai datata A112. All’inizio le due auto vennero affiancate, ma visto il successo dell’ultima arrivata si decise per il pensionamento della 112.
Stile
Esteticamente era una vettura personale, contraddistinta da un posteriore che lasciò un po’ tutti colpiti per la sua originalità. Tanto per cominciare la coda era tronca, ma poi il vero tratto caratteristico era quel portellone verniciato in nero opaco a contrasto con il colore della carrozzeria. Il frontale era tipicamente ispirato alle Lancia, visto che il modello doveva per l’appunto essere riconosciuto sotto l’ala del costruttore di Chivasso. Solo in Italia, Francia e Giappone venne venduta come Autobianchi, altrove era marchiata Lancia. Da segnalare anche l’ottimo affinamento aerodinamico, che permise di ottenere un Cx di appena 0,31. Questo risultato fu possibile grazie al muso inclinato, al parabrezza piuttosto inclinato, alle maniglie delle portiere incassate nella lamiera, alla coda tronca ed alla leggera rastrematura del padiglione nella parte posteriore. L’estetica porta la firma del Centro Stile Fiat, che in quegli anni era capeggiato dall’ingegnere Vittorio Ghidella.
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Dimensioni
- Lunghezza di 3.39 metri
- Larghezza di 1.51 metri
- Altezza di 1.43 metri
- Passo di 2.16 metri
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Interni
Oltre all’esclusività esterna, l’Autobianchi Y10 voleva essere una citycar d’elite, destinata ad un pubblico più raffinato del normale. Per farlo erano stati previsti degli interni che prevedevano soluzioni di categoria superiore, un design moderno e materiali di qualità. Ad esempio la moquette sul pavimento era di serie per tutte le versioni, mentre per gli allestimenti più ricchi erano previsti rivestimenti in Alcantara per sedili, plancia e pannelli porta. Come optional, o sulle versioni successive, si potevano anche avere gli interni in pelle, come ad esempio per la versione Ego, che aveva di serie sedili firmati Poltrona Frau. La dotazione di optional era molto completa per il segmento e, in generale, anche per l’epoca: vetri elettrici, chiusura centralizzata, divanetto posteriore sdoppiato, vetri posteriori apribili a compasso elettricamente, tetto apribile in cristallo ad azionamento manuale, sistema di climatizzazione interna con comandi elettronici.
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Motori
La gamma si apriva con la versione Fire (Fully Integrated Robotized Engine), con cilindrata di 999 cm³ e potenza massima di 45 CV a 5000 giri/minuto. Salendo leggermente di livello c’era il 1049 cm³, con potenza massima di 56 CV a 5.850 giri/minuto e coppia motrice massima di 81,4 Nm a 3.000 giri/minuto, prodotto in Brasile e condiviso dalla Fiat 127. Lo stesso motore, opportunamente modificato con carburatore Weber 30/32 DMTR 103/251 e turbocompressore IHI con intercooler, equipaggiava la Autobianchi Y10 Turbo, dotata di 85 CV a 5.750 giri/minuto e coppia massima di 122,6 Nm a 2.750 giri/minuto. In questa variante poteva sfoggiare prestazioni veramente interessanti, con una velocità massima di 180 km/h ed accelerazione da 0 a 100 km/h in 9,5 secondi.
Con il lancio della seconda serie (1989) il 1049 cm³ viene rimpiazzato da un più moderno 1108 cm³ Fire, dotato di iniezione elettronica Single Point ed accreditato di 56 CV a 5500 giri/minuto di potenza e 88 Nm a 3000 giri/minuto di coppia massima. Contestualmente arrivano anche le versioni GT i.e., mosse da un nuovo 1301 cm³, ad iniezione elettronica Multi Point e di produzione brasiliana, dotato di 78 CV a 5750 giri/minuto ed una coppia massima di 100 Nm a 3250 giri/minuto.
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Scheda tecnica
Il pianale prevedeva uno schema anteriore di sospensioni a ruote indipendenti, braccio trasversale con montante telescopico e biella obliqua secondo lo schema MacPherson, dotato di molla elicoidale classica e barra stabilizzatrice. Quanto al posteriore, troviamo uno schema ad assale rigido con attacco centrale, braccio obliquo, molla elicoidale e barra stabilizzatrice.
Y10 4WD
Un discorso a parte merita, a nostro avviso, la versione 4WD della Y10. Nel settembre del 1986 veniva presentata la prima versione della Autobianchi Y10 con trazione integrale, che si contraddistingueva esternamente per un assetto rialzato, cerchi specifici con pneumatici più tassellati e paraspruzzi per la ruote posteriori. La meccanica aveva subito modifiche abbastanza importanti: tanto per cominciare il motore era il 1.0 Fire, ma con potenza aumentata fino a 50 cavalli. Lo schema sospensivo posteriore era lo stesso della Panda 4×4, ovvero ad assale rigido con balestre longitudinali e barra stabilizzatrice. La trasmissione, invece, era stata progettata e studiata con la Steyr ed offriva soluzioni interessanti, come la possibilità dell’inserimento della trazione posteriore tramite un dispositivo elettropneumatico. Un’altra raffinatezza era lo sblozzo dei semiassi posteriori quando la sola trazione anteriore è innestata, che evita il trascinamento inutile degli organi della trasmissione al retrotreno.
Versioni speciali
La Y10 è anche famosa per le numerose serie speciali che sono state lanciate nel corso dei suoi anni di carriera. Tra queste possiamo citare ad esempio l’Autobianchi Y10 Fila, firmata dall’omonima azienda biellese di articoli sportivi e per il tempo libero. Esteticamente è subito riconoscibile per la carrozzeria completamente in tinta, o bianco o nero, incluso il portellone posteriore, a cui si aggiungevano le strisce decorative azzurre e nere.
C’è poi stata l’Y10 Martini, che nasceva per celebrare il sodalizio sportivo con la Martini & Rossi, con cui da anni la Lancia riscuote successi nel mondo delle corse con la sua impareggiabile Delta. Derivata a partire dalla Turbo, era riconoscibile per la verniciatura bianca (unico colore disponibile), anche per i copricerchi, e per le strisce decorative laterali, che riprendevano la livrea della Delta da rally.
Un’altra versione speciale fu la Autobianchi Y10 Missoni, firmata dal noto stilista Ottavio Missoni, contraddistinta dalla tinta Blu Memphis metallizzato e dagli interni in Alcantara color nocciola. Altre versioni speciali furono la Y10 Mia, la Y10 Ego, la Y10 Avenue e la Y10 Marazzi Certa.
Parole di CA