Si farà. La Porsche elettrica arriverà su strada, con un possibile debutto nel 2020, data immaginata dal costruttore di Stoccarda per il lancio di un prodotto che segua le orme di Porsche Mission E, concept lanciato al salone di Francoforte 2015 e alimentato a batterie. La scelta fa parte di un piano più ampio, da un lato quello di espandere la capacità produttiva degli impianti Porsche, esigenza già sottolineata nei mesi scorsi dai rappresentanti sindacali del marchio di Zuffenhausen, dall’altro si inserisce nella strategia del gruppo Volkswagen che vuole puntare forte sulle fonti energetiche alternative dopo la vicenda dieselgate, che ha sfiorato pure Porsche relativamente ai motori V6 3 litri Tdi.
Pianale MBE?
La Porsche elettrica è legittimo immaginare sarà una berlina di rappresentanza, probabilmente un prodotto che andrà ad affiancare la Panamera, sfruttando il nuovo pianale MBE sul quale si lavora all’interno del gruppo e dal quale vedremo nascere anche la futura Phaeton, anch’essa esclusivamente elettrica. L’investimento in fabbrica per la realizzazione del nuovo modello vedrà l’investimento di 700 milioni di euro e 1000 ulteriori posti di lavoro.
La presentazione a Francoforte
La Porsche Mission E è una delle novità più interessanti del salone di Francoforte 2015. Dall’ibrida all’elettrica il passo è breve. Così dalla 918 Spyder la Porsche approda alla Mission E. Per ora si tratta solo di un concept, mostrato in anteprima durante il salone di Francoforte 2015. Ma resta un evento. E’ la prima Porsche della storia a propulsione completamente elettrica. E’ il prototipo di una sportiva a 4 posti. I dati diffusi dalla casa di Stoccarda parlano di una potenza massima di 440 Kilowatt, cioè 600 cavalli. E un’interessante autonomia di 500 Km con un “pieno” di energia elettrica. Ancora più interessante è il tempo di ricarica: in 15 minuti si raggiunge l’80% della capacità fornita dalle batterie, cioè l’equivalente per una percorrenza media di 400 Km.
Scheda tecnica
La tecnologia della Porsche Mission E arriva pari pari dalla 919 ibrida che ha trionfato quest’anno alla 24 ore di Le Mans. Infatti monta due motori sincroni a magneti permanenti, i quali si occupano di accelerare la vettura e di recuperare l’energia cinetica durante le frenate. In particolare, l’adozione di un sistema ad 800 Volt consente di superare i problemi di calo di potenza durante ripetute accelerazioni tipici dei sistemi a 400 Volt, normalmente usati nei motori elettrici degli autoveicoli.
Le prestazioni sono da supercar quale una Porsche deve sempre essere: accelerazione 0-100 in 3″5 e 0-100 in meno di 12 secondi. Ma il motore non è tutto. La guidabilità è sempre uno dei segni distintivi di un’auto sportiva. Le batterie sono state collocate sul fondo della vettura lungo tutta la lunghezza dell’asse, per abbassare il centro di gravità e uniformare la distribuzione delle masse. Aggiungiamo le quattro ruote motrici e sterzanti per ottenere un comportamento dinamico decisamente superiore.
La leggerezza è sempre fondamentale; in un’elettrica, dove l’autonomia è comunque limitata, diventa ancora più importante. Quindi il telaio della Mission E è fabbricato in una lega di alluminio, acciaio e polimeri rinforzati in fibra di carbonio. Il carbonio è anche il materiale in cui sono stati costruiti i cerchi.
I progettisti tedeschi non hanno dimenticato che in auto devono comunque entrarci delle persone. Trattandosi di modello stradale a quattro posti, non è obbligatorio sottoporre i passeggeri alle stesse acrobazie a cui sono tenuti i piloti da corsa. Vediamo quindi il ritorno ad una soluzione tipica delle berline medio-grandi degli anni ’40 e ’50: le porte posteriori si aprono controvento. Quindi non esiste montante centrale, a tutto vantaggio della comodità.
Una delle tante finezze di cui è dotata la Mission E: i comandi olografici. Si tratta di un display virtuale, proiettato tramite tecnologia Oled davanti al pilota all’altezza del cruscotto. Mostra cinque strumenti circolari, la cui posizione varia a seconda dello spostamento del sedile. A quanto pare, il futuro è oggi.
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Parole di Roberto Speranza