Auto: in Europa balzo su lockdown, ma -22,7% del 2019

Secondo i dati dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei, in Europa Occidentale, nel mese di aprile le immatricolazioni sono state 1.039.810, con una crescita a tre cifre sullo stesso mese del 2020 (+255,9%) che, però, era stato penalizzato dal lockdown. Rispetto allo stesso periodo del 2019 invece c’è stato un calo del 22,7%. Nei primi quattro mesi di quest’anno sono state vendute 4.120.443 auto, il 23,1% in più dell’analogo periodo dell’anno scorso ma in calo del 25% sul 2019. 

Il gruppo Stellantis ha immatricolato in aprile 226.000 auto in Europa Occidentale, in crescita del 358,2% rispetto allo stesso mese del 2020. La quota sale dal 16,9 al 21,7%. Nei primi quattro mesi dell’anno le vetture immatricolate del gruppo 895.328 (+33,1% sull’analogo periodo del 2020) con una quota del 21,7% a fronte del 20,1%.

Il Centro Studi Promotor sottolinea che il calo del mercato europeo dell’auto nel mese di aprile rispetto al 2019 “riflette la reale situazione di un mercato ancora fortemente provato dalla pandemia con tutti i mercati nazionali dell’area in crisi, tranne il piccolo mercato svedese in crescita dell’8,3% nei 4 mesi. Sempre il Centro spiega che: “La crisi non risparmia i cinque maggiori paesi dell’area e cioè Germania, Italia, Francia Regno Unito e Spagna che assorbono il 70,2% delle immatricolazioni in Europa Occidentale”.

Mercato auto, l’Italia accusa il calo più contenuto

E ancora: “Dai dati di questi cinque mercati emerge un aspetto di particolare interesse. L’Italia è il paese che, nel primo quadrimestre 2021, accusa il calo più contenuto. La contrazione rispetto allo stesso periodo del 2019 è del 16,9% contro il 21,5% della Francia, il 25,6% della Germania, il 34,2% del Regno Unito e il 39,3% della Spagna”.

Il minor calo dell’Italia, secondo il Centro Studi Promotor “è dovuto al fatto che il nostro paese ha stanziato generosi incentivi per l’acquisto di vetture con emissioni di CO2 tra 0 e 60 gr/km, ma anche, per il primo semestre 2021, incentivi per le vetture con alimentazioni tradizionali con emissioni di CO2 comprese tra 61 e 135 gr/km, cioè per le vetture più richieste dal pubblico”.

Secondo il presidente Gian Primo Quagliano, se con il Decreto Ristori dovessero arrivare nuovi incentiviil mercato italiano nel 2021 potrebbe chiudere con un consuntivo non molto al di sotto del livello del 2019. Resterebbe però ancora parecchio terreno da recuperare per tornare alla normalità”.

Nel 2019 infatti: “Le immatricolazioni nel nostro Paese toccarono quota 1.916.951 con un calo del 23,1% rispetto al massimo toccato nel 2007 prima della crisi dei mutui sub-prime e con un calo del 12,9% sul livello di 2.200.000 immatricolazioni, ritenuto ottimale per consentire la regolare sostituzione delle auto circolanti”.

Il direttore generale dell’Unrae, Andrea Cardinali, sottolinea poi che: “In attesa che la eMobility decolli davvero anche nel nostro Paese, l’unico modo per abbassare le emissioni delle auto di nuova immatricolazione, e svecchiare il circolante, è continuare a incentivare con obbligo di rottamazione la fascia 61-135 g/km, che ha dimostrato di poter abbattere in modo massiccio la quota delle auto con emissioni superiori”.

In Italia, spiega sempre Cardinali: “La penetrazione di auto elettriche è ancora bassa, migliore solo rispetto alla Spagna: ad aprile la quota di vetture “alla spina” (Bev e Phev) ha raggiunto il 7,9% rispetto al 16,1% degli altri Major Market”.

Continua invece l’ascesa dei modelli ibridi, per i quali l’Italia “mantiene il primato con una quota del 28,7% rispetto al 19,4% degli altri quattro paesi, grazie agli incentivi alla fascia di emissioni 61-135 g/km di CO2 e al fatto che le auto ibride “full” e “mild” non hanno bisogno di infrastrutture di ricarica, di cui in Italia c’è ancora carenza”.

Secondo Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia: “Come accaduto a marzo, il mercato auto europeo risulta in notevole rialzo anche ad aprile 2021 per via del confronto la pesante flessione di aprile 2020 (-78%), primo mese interessato per intero dalle misure emergenziali di contenimento della pandemia da Covid-19 nei Paesi europei in cui si erano perse oltre 1 milione di immatricolazioni”.

“Questa crescita non deve trarre in inganno” ha spiegato Scudieri che poi ha continuato: “Perché, in realtà, il volume delle vendite del quarto mese dell’anno è inferiore di circa 300.000 unità rispetto a quello di aprile 2019”. L’Anfia rinnova quindi l’appello “ad agire nella stessa direzione per lo svecchiamento del parco dei veicoli commerciali leggeri vincolando il contributo all’acquisto alla rottamazione dei vecchi mezzi”.

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