Che macchina!, la mostra al MAUTO dedicata alla Fiat 127 e al suo designer Pio Manzù

Quest’anno la Fiat 127 compie 50 anni e per questo il Museo nazionale dell’automobile di Torino ha deciso di renderla protagonista di una mostra che la omaggia: si intitola Che macchina! l’esposizione in programma fino al prossimo 5 settembre, il cui fulcro è l’estrema contemporaneità di questa macchina, concepita come una sorta di citycar ante litteram per dimensioni e dinamicità.

In mostra troviamo due della prima serie più sei versioni: la Rustica, la Sport, la Top e la Panorama, in rappresentanza di tutte quelle che sono state realizzate nel tempo, fino all’anno del suo pensionamento, ovvero il 1987. Nel corso dei 16 anni in cui è stata in produzione, ne sono state vendute 5 milioni a dimostrazione del grande successo che ebbe questa macchina, che nel 1972 vinse il titolo di Car of the Year.

Ma Che macchina! vuole essere anche una celebrazione del designer che la ideò, ovvero Pio Manzù, figlio del celebre artista Giacomo, che scomparve prematuramente in un incidente stradale a soli 30 anni nel 1969.

Infatti, esposto troviamo anche il prototipo del Fiat City Taxi realizzato da lui sulla base della Fiat 850, precursora della 127, in prestito dalla collezione Heritage, visibile presso l’Heritage Hub di Torino.

Questo gioiello della meccanica pensato venne presentato al Salone dell’Automobile di Torino nel 1968. Nato per rivoluzionare il mondo dei taxi è rimasto soltanto un progetto, per il quale la Fiat registrò ben 15 nuovi brevetti, che però ha poi ispirato i modelli successivi.

Foto Heritage

Infatti il Fiat City Taxi non aveva soltanto un design particolarmente compatto ma rivoluzionario (basti pensare il concept leggermente asimmetrico con il lato sinistro solo per l’autista e il destro per i passeggeri), ma era dotata di sistema Idromatic, ovvero convertitore di coppia intorno alla frizione idraulica: una sorta di trasmissione servoassistita che anticipava il cambio automatico, eliminando la frizione ma lasciando quattro marce.

Lo studio dei volumi per ridurre gli sbalzi e gli urti non ha sacrificato l’abitacolo, che risulta estremamente comodo per rendere il viaggio ancora più confortevole. Dettaglio infine da non trascurare è la scelta del colore: all’epoca i taxi erano verdi e neri, l’idea dell’arancione per farsi per distinguersi fu una vera e propria innovazione. Sistemi di sicurezza e gadget tecnologici all’avanguardia completano un modello ancora oggi affascinante.

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