Il simbolo dello Scorpione è un emblema di sportività tutta italiana. Scopriamo la storia dell’Abarth e l’origine del nome.
Abarth e la sua filosofia si può sintetizzare in una sua frase celebre: “C’è gusto ad umiliare, con una modesta utilitaria, vetture di classe e prezzo superiori”. Ma prima di parlare della Abarth, vale la pena accendere un faro sulla vita del sul suo fondatore, che nacque a Vienna il 15 novembre 1908 e fin da piccolo manifestò una grande passione per la velocità e i motori.

A sedici anni iniziò a lavorare in diverse aziende meccaniche e quattro anni più tardi realizzò un telaio motociclistico, la sua esperienza nasceva anche dalla pratica. Negli anni venti partecipò alle prime gare come pilota di moto, ottenendo diversi successi ma essendo costretto a ritirarsi presto, già nel 1930, a causa di un incidente con cui si fece molto male. Nel 1937 si trasferì in Italia a Merano, che era il Paese di origine del padre. Qui dopo una breve esperienza come albergatore, diresse una fabbrica a Lubiana ma quando la città slovena fu occupata dalle truppe tedesche tornò in Trentino-Alto Adige e ottenne la cittadinanza italiana, diventando «Carlo» Abarth. Creò la casa automobilistica italiana, il 31 marzo 1949 a Bologna con l’amico pilota Guido Scagliarini.
L’origine dell’Abarth
L’imprenditore era un creatore di auto “elaborate, non preparate“. Da questo assunto in poi iniziò una storia di successo fatta di 327 vittorie, assolute o di classe, sulle piste di tutto il mondo, che si aggiungono ai 133 record internazionali e ai dieci record del mondo ottenuti con le auto più piccole. Nata come scuderia sportiva, improntata alla produzione di autovetture sportive di piccola cilindrata, deve il suo successo soprattutto alle marmitte omonime, prodotte per l’elaborazione di diverse vetture di case automobilistiche come FIAT, Alfa Romeo, Lancia, SIMCA, Autobianchi e Porsche.

L’Abarth acquisisce sempre più importanza anche grazie alle vittorie sportive, e a i nuovi primati. Nell’estate del 1956 il prototipo Fiat-Abarth 750 porta a casa numerosi primati; nel tempo l’officina di elaborazione continua a stabilirne raggiungendo il numero di 133. I crescenti successi commerciali e sportivi della casa dello scorpione, denotano l’esigenza di ingrandirsi anche fisicamente con una nuova sede. Nel 1971 Abarth vendette l’azienda alla Fiat e tornò a vivere a Vienna, dove morì nel 1979. Dalla fine degli anni ’80 il marchio dello Scorpione è andato in pensione, per poi tornare nel 2007 con i nuovi modelli di derivazione Fiat.