Firma d’autore e prezzo da capogiro, uno dei dipinti più importanti al mondo sta creando un mistero intorno alla famiglia Agnelli.
Forme alternative di investimento, ma quali? I poveri per sembrare ricchi comprano cose per apparire: auto di lusso, abiti firmati, orologi facilmente riconoscibili dalla massa. I ricchi acquistano esperienze, tempo ed emozioni. Queste ultime hanno un valore più che un prezzo, la stima al massimo è affidata ad una Casa d’asta internazionale se parliamo di opere.

Forme alternative d’investimento ad immobili, oro o operazioni finanziare, sono proprio le opere d’arte. Autori che hanno fatto la storia ma anche il mercato, dove il valore dell’opera contraddistingue molto spesso, salvo casi eccezionali, il prezzo del chiodo, della casa che ospita un dipinto.
Il fascino che esercita, ancora oggi, il mondo dell’arte lo si riscontra negli appuntamenti mondani come la Biennale di Venezia, Art Basel, fiere come Artissima. Il business che monetizza emozioni su tela, e ricchi faccendieri, consulenti o delegati si prestano all’acquisto per i loro clienti presso il mercato primario o secondario dell’arte. E’ tutto oro ciò che luccica?
La storia del Monet degli Agnelli
Dietro le quinte del settore, c’è un microcosmo fatto d affari e di interessi. La storia che stiamo per raccontarvi riguarda la famiglia Agnelli e gli interessi economici che la dividono nelle aule di giustizia. Oggetto del racconto un misterioso dipinto di Monet, il Glaçon. Attorno a questo dipinto c’è un’inchiesta fumosa perchè alla morte di Marella, Margherita Agnelli denuncia la scomparsa del suddetto dipinto oltre una decina di quadri. Presumibilmente a sottrare dalla casa di famiglia i quadri i fratelli John, Lapo e Ginevra.

L’indagine porta in Svizzera ma con un nulla di fatto, tutti prosciolti. Salta fuori una copia falsa del noto autore francese che lascerebbe immaginare tutto ed il contrario di tutto. L’originale sparito forse sostituito da una copia? Nel 2013 è stato battuto da una nota Casa d’asta una quadro molto somigliante a quello sottratto in Casa Agnelli. Ma la Casa d’asta risponde che tutte le procedure di accertamento sono state eseguite scongiurando che sia lo stesso dipinto ma uno simile. Allora che fine ha fatto il vero Monet?