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Peugeot, dalla 301 alla 308: una storia lunga 81 anni [FOTO]

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Passare dalla Peugeot 301 alla Peugeot 308 può sembrare un attimo, roba di continenti e numerazioni diverse. Ma così non è. Oggi la 301 si trova in un concessionario di Marrakech o Istanbul, ma ha radici ben più profonde e storia assai più lunga da raccontare la media della casa del Leone. Era il 1932 quando debuttava sul mercato la prima Peugeot 301.
Cosa fossero allora le auto è facilmente immaginabile, così nel periodo tra il 1932 e il ’36 quello che era un prodotto di fascia alta per i francesi venne proposto in una varietà di carrozzerie quantomai ampia: berlina, coupé, cabrio fino alla limousine.

La 301

Non mancò una versione autocarro, la 301 T, a confermare quanto fosse prodotto versatile. La lunghezza spaziava tra i 4 metri e i 4 metri e 80, come dire un’intera gamma di prodotto attuale: da utilitaria ad ammiraglia. Ne vennero vendute oltre 70 mila nel periodo di commercializzazione e gli stilemi erano quelli tipici del tempo, con una grande calandra cromata sul muso, gruppi ottici tondeggianti sui passaruota e cabina abitacolo squadrata.
Nel 1934 si ebbe l’evoluzione verso i concetti dell’aerodinamica, con la “coda di castoro” e la calandra inclinata. La Peugeot 301 fu la prima auto al mondo ad avere ruote anteriori indipendenti.

Si cambia pagina: arriva la 302

Si cambiò registro in maniera netta negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale, dopo la quale niente sarebbe più stato come prima. La Peugeot 302 occupò le linee di montaggio tra il 1936 e il 1938, poi l’economia di guerra costrinse a convertire le fabbriche e per le automobili non c’era più spazio. Lo stile della 302 riprendeva quello morbido e sinuoso della Peugeot 402, rispetto alla quale era l’alternativa più abbordabile, montando un propulsore 1.7 litri al posto del duemila benzina. Tra le chicche della variante scoperta c’era il tetto ripiegabile in metallo, che si affiancava a una cabriolet classica. In 4 metri e 50 centimetri si era creato un prodotto di media gamma, dal peso contenuto in 1.100 kg e in grado di raggiungere i 105 orari. La produzione si fermo a 25.100 esemplari. Tra le caratteristiche salienti, i gruppi ottici ravvicinati e nascosti dietro la calandra, pulendo la zona dei passaruota.

Peugeot 304 e 305

Per rivedere la serie di Peugeot con il numero 3 davanti si dovrà attendere il 1969, quando verrà presentata la Peugeot 304. I volumi di vendita voleranno a 1 milione e 178 mila pezzi, per quella che era una versione allungata e “pregiata” della piccola 204. Il design vedrà la firma di Pininfarina, con muso e coda reinterpretati per differenziarla dalla 204, modello con il quale la 304 condivideva la meccanica e l’abitacolo. Oggi la definiremmo un peso piuma, con i suoi 870 kg e una carrozzeria da 4 metri e 14 centimetri. Il propulsore al lancio era un milletré da 70 cavalli, abbinato al cambio 4 marce; nel corso degli anni, nello specifico quando arrivarono la coupé e cabrio sulla scena – siamo nel 1970 – anche la berlina beneficiò del motore potenziato, due anni più tardi: la Peugeot 304 S garantiva 80 cavalli. Sul finire di carriera, nel 1976, la 304 venne proposta anche con motore diesel da 1.4 litri e 45 cavalli. Tra le varianti di carrozzeria disponibili c’era anche la station wagon Break e la Fourgonette, che altro non era se non la versione commerciale della Break, senza finestrini posteriori né sedili.

Terminerà il proprio ciclo nel 1980 la Peugeot 304 e logica avrebbe voluto che subentrasse la 305. Così accadrà, ma il nuovo modello entrerà in commercio già nel 1977 e proseguirà la sua carriera fino al 1989. Il cambio di passo rispetto alla 304 sarà deciso, anzitutto per una migliorata sicurezza a bordo, merito del frontale e del posteriore collassabili, in grado di disperdere l’energia accumulata negli urti e proteggere al meglio i passeggeri. A queste innovazioni si affiancarono le protezioni laterali.
Lunga 4 metri e 24 centimetri, la 305 offriva interni più curati e rifiniti rispetto alla 304 e le evoluzioni nel corso degli anni portarono alla versione Break e alla potenziata 305 S con motore da 89 cavalli. In precedenza, due unità 1.3 e 1.5 litri costituivano l’offerta base: 65 o 74 cavalli e per entrambi cambio a 4 marce. Il top di gamma arrivò nel 1984, con la Peugeot 305 GTX, spinta da un millenove benzina da 105 cavalli.
Una volta fuori produzione, toccherà alla 405 sostituirla.

Dalla 305 alla 309

E la numerazione 300? Resta in vita eccome. Ma non sarà, come potrebbe sembrare seguendo la progressione 304 prima e 305 poi, con la 306. Toccherà alla Peugeot 309 cercar fortuna tra il 1985 e il 1993. Ha qualcosa di “sbagliato” quel nove; infatti, la berlina due volumi e mezzo sarebbe dovuto essere un progetto a marchio Talbot che, invece, si trova con un pianale Peugeot 205 e dimensioni, oggi, da utilitaria (4 metri e 5 centimetri di lunghezza). Pur essendo all’avanguardia per quel che riguarda l’impiego di acciai ad alta resistenza, che consentirono di ridurne lo spessore, non ebbe un successo eclatante. Oltre 1 milione e 600 mila esemplari venduti, venne considerata “a margine” dell’offerta della casa del Leone, come vuole sottolineare il nove della serie 300.
Prenderà tutto quel che di buono sapeva offrire la 205, come il motore della GTi – 1.9 a iniezione da 130 cavalli – e si proporrà con carrozzeria tre e cinque porte e persino un cambio automatico: è il 1987.

Gli anni 90

Cambia radicalmente registro stilistico, passando a forme morbide e carrozzeria due volumi, la media di Peugeot negli anni Novanta. E’ il 1993 quando la Peugeot 306 debutta sul mercato. Le dimensioni crescono fino a 4.34 metri, misura della station wagon, mentre la berlina resta a 4.03. Il pianale è quello della sorella Citroen ZX, con una carrozzeria firmata, ancora una volta, da Pininfarina. Piace lo stile e le declinazioni sportive resteranno impresse nella memoria degli appassionati: su tutte, la 306 Maxi da rally. I propulsori diventano tutti a iniezione, a partire dal 1.4 75 cavalli, il millesei 88 cavalli e il milleotto 103 cavalli.
Si proporrà anche senza tetto, nella versione cabriolet quattro posti, senza riuscire ad avvicinare i numeri della berlina 3 e 5 porte, alla quale si affiancherà la station wagon. Protagonista di due restyling (il primo con nuova calandra, fari e paraurti), avrà nel 1999 un nuovo motore turbodiesel 2 litri da 90 cavalli.

Facile contare adesso. Dopo la Peugeot 306, il segmento C per i francesi diventerà Peugeot 307. Designata Auto dell’anno 2002, metterà a segno il risultato di ben 3 milioni e 600 mila esemplari venduti tra il 2001 e il 2008. Nasce sul pianale evoluto della 306 ma lo stile cambia radicalmente, proponendo una carrozzeria più alta e in grado di regalare maggio confort ai passeggeri. La versione SW arriverà a ospitare sette persone, mentre la Station sarà più lunga di 21 centimetri rispetto alla berlina, incremento ottenuto tutto nel passo.
L’innovazione per la quale verrà ricordata nel segmento delle medie sarà quella proposta di coupé-cabriolet con tetto rigido derivata dall’esperimento fatto con la più piccola Peugeot 206 pochi anni prima.

La Peugeot 308

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L’ultimo anello di congiunzione, quello che ha portato la casa francese dal 1932 al 2013, si chiama 308. Va separata in due capitoli ben distinti la storia della 308, perché se la prima mantiene i canoni estetici e contenuti della 307 evoluta, la seconda generazione, quella nata sul moderno pianale Emp2, stravolge completamente i punti di riferimento del modello nato nel 2007.
Quattro metri e 27 centimetri per la berlina, 4 e 50 la station wagon. Rispetto alla 307 si presenta con un frontale ancor più aggressivo, figlio di un paraurti con la grande bocca che domina il muso e gruppi ottici affilati. Nel 2011 un restyling proverà a limare alcuni eccessi, come la griglia sul paraurti, modificata per essere più squadrata, e i fari, resi più piccoli e geometrici.

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La Peugeot 308 seconda generazione, la nostra contemporanea, è tutto un altro progetto. Peugeot si “tedeschizza” e lancia un modello incaricato di rivaleggiare con la Golf. E’ rivoluzione negli interni, semplificati, ripuliti del superfluo e racchiusi in un concetto, quello dell’i-Cockpit, che attraverso un touchscreen e pochi comandi fisici sulla plancia garantisce la piena funzionalità e controllo. Una cura dimagrante importante, grazie al pianale tutto nuovo Emp2, e motori efficienti benzina e diesel, aspirati e turbo, sono i punti di forza della nuova segmento C di Peugeot.

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