Prezzo benzina, ci sono grosse novità: accadrà tutto entro domenica

Le guerre e la crisi stanno mettendo in grossa crisi il settore petrolifero con conseguenti ricadute sugli automobilisti: ecco perché.

Lo scoppio della guerra in Israele rischia di pesare in maniera significativa sul prezzo del petrolio e, di conseguenza, sulle tasche degli automobilisti. La guerra in Israele, infatti, arriva in un momento in cui il prezzo del greggio era in ribasso, anche sotto la soglia degli 80 dollari a barile.

Prezzi benzina, gli scenari futuri
Prezzi benzina, ecco cosa potrebbe succedere (Lothar Wandtner da Pixabay – Allaguida.it)

Dall’avvio degli scontri ad oggi, però, ha guadagnato 5 dollari, fino ad una quotazione di 90 dollari, anche se nulla ancora è effettivamente dovuto a problemi di approvvigionamento. La guerra, però, apre scenari che fino a pochi giorni fa sembravano inimmaginabili con l’inevitabile arrivo di speculazioni, ben prima dell’eventuale calo della disponibilità di petrolio e prodotti già raffinati.

Prezzi benzina, gli scenari futuri

I prossimi giorni potrebbero essere molto importanti dal punto di vista degli eventuali rincari sul prezzo della benzina. La Gazzetta dello Sport, insieme alla testata specializzata Staffetta Quotidiana, prendendo a parametro il prezzo della benzina in modalità self negli ultimi 15 giorni, ha riscontrato un calo medio di 7 centesimi, 3 centesimi al litro nel caso del gasolio. Un vantaggio che, secondo che gli esperti, può essere riassorbito in pochi giorni per il semplice effetto della normale speculazione sui mercati dei prodotti finiti. Nella sostanza, la benzina che oggi ha un prezzo medio rilevato di 1,948 euro/litro può legittimamente tornare oltre quota 2 euro entro domenica 15 ottobre, mentre il diesel ora 1,917 euro/litro rischia di puntare con decisione 1,95 euro/litro, complice anche l’attuale blocco delle consegne dalla Russia, primo esportatore di diesel al mondo.

Prezzi benzina, ecco cosa cambia con la guerra in Israele
Prezzi benzina, cosa può succedere con la guerra in Israele (Anton Porsche da Pixabay – Allaguida.it)

Lo scenario potrebbe mutare, in peggio, qualora Iran o Arabia Saudita fossero colpite da sanzioni internazionali che comportano il reale blocco alle esportazioni di petrolio, un vuoto che si aggiungerebbe a quello della Russia. L’agenzia Bloomberg sottolinea in una analisi come dalla fine del 2022 gli Stati Uniti hanno chiuso un occhio sull’aumento delle esportazioni di petrolio da Teheran, aggirando le sanzioni. Se un coinvolgimento dell’Iran nella guerra fosse accertato, è probabile che la Casa Bianca applichi realmente le sanzioni, e questo basterebbe a spingere i prezzi del petrolio oltre i 100 dollari al barile.

Discorso simile per l’Arabia Saudita, che non ha ancora apertamente preso le distanze dagli oppositori di Israele. Il tanto atteso accordo diplomatico tra Riad e Tel Aviv, che molti avevano previsto per la prima metà del 2024, sembra ormai uno scenario lontano. Lo scoppio della guerra ora mette in difficoltà la monarchia Saudita, chiamata ad una “solidarietà araba” che non rende più possibile trattare con Israele e allontana pericolosamente da Washington. E questo è un particolare da non trascurare perché Riad è il primo esportatore di petrolio al mondo.

Già a marzo 2022, come primo effetto del conflitto in Ucraina, ci fu un repentino innalzamento dei prezzi della benzina tanto che in Italia si arrivò a toccare quota 2,18 euro/litro per la benzina e 2,154 euro euro/litro il gasolio. Dopo il blocco alla Russia, quindi, imporre lo stesso trattamento a uno dei due Stati sarebbe un duro colpo da sopportare per tutti gli automobilisti che vedrebbero così schizzare alle stelle il prezzo della benzina. Anche il governo italiano si è messo in moto con una del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che dichiara “alta l’allerta su questo fronte, attraverso le strutture di monitoraggio preposte”.

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